Platini vuole salvare il calcio: ma in che modo?

Partono tuoni dall’isola di Cipro, e non per colpa di agenti atmosferici. Al culmine della quattro giorni con le 53 federazioni europee convocate per discutere sui temi del calcio, Michel Platini ha lanciato la sfida che caratterizzerà i suoi ultimi tre anni di mandato come presidente Uefa: salvare la realtà pallonara.

Vari escamotage, finanziari e non, tra cui il progetto della Superlega tanto caro al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Ma è su questo tema che “Le Roi” si è scatenanto sibillando le seguenti parole: “E’ un’idea sua, da parte di una brava persona. Ma è arrivato tardi, presto si accorgerà che il calcio va avanti da oltre cent’anni. e per andare in una Superlega devi aver vinto qualcosa. Chi decide chi partecipa, loro stessi? Si accorgerà che non sempre è possibile fare la rivoluzione“.

Affermazioni dure, paragonabili a una porta che sbatte sulla faccia del cambiamento. Forse De Laurentiis sarà anche un profano pronto a lasciarsi andare ad esternazioni colorite, ma sa come controllare le gestioni societarie senza generare voragini nei bilanci. La base di partenza della Superlega immaginata dal patron azzurro è proprio quella di voler premiare i club economicamente più virtuosi. Nel rispetto di quel fair play finaziario che dovrebbe essere il primo dogma da seguire nel nuovo calcio, macchiato da sceicchi e facoltosi intenti a trasformare le squadre in collezioni di figurine.

Si predica bene e si razzola male, continuando a sguazzare in una normale amministrazione che non fa altro che danneggiare giorno dopo giorno uno dei giochi più belli del mondo. Possibile che le nuove idee non debbano trovare mai respiro? Nei prossimi tre anni sono attese risposte, ma se le premesse sono queste…

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