Quella musichetta da ritrovare, stavolta da protagonista. La Champions solo accarezzata – una sola presenza due anni fa – che attende, maestosa, crogiolo di stimoli e responsabilità. Ghoulam ed un ruolo conquistato sul campo. Una realtà in una particolare zona del campo, dove certe qualità rappresentano un bene raro, da custodire gelosamente. Sfreccia sull’out mancino, Faouzi, dopo un ritiro in cui accrescere, seduta dopo seduta, certezze e smussare limiti. Rendendoli innocui.
Ricercare la completezza, un obbligo, la volontà di Maurizio Sarri che proprio sull’algerino destò più di un dubbio nei primi scampoli della passata stagione. La fase difensiva, un tallone d’Achille da annichilire, l’unico modo per tuffarsi nell’ultimo step. Da bruco a farfalla, splendida, un trionfo di colori. Ha lavorato, Ghoulam, nell’intensa preparazione estiva disegnata dal tecnico partenopeo in Trentino. E i risultati, palesi, sono sotto gli occhi di tutti. Limiti tattici, ma anche tecnici, alle spalle. Allenamento dopo allenamento. Perché i margini di miglioramento anche per un classe ’91 non vanno, mai, dati per scontati. Lavoro sul piede debole, quel destro da mutare in arma in più quando la necessità lo impone. Lavoro certosino in fase di non possesso. Lavoro, appunto, sempre, comunque. Crescendo, migliorando.
La gara di Trento, contro la Virtus Entella, l’ennesima dimostrazione. Quarantacinque minuti sontuosi. Avversario da serie cadetta, controparte che non può entusiasmare, tanto meno impensierire. Necessario spegnere i facili entusiasmi. Ma il giocatore c’è, tonico, doppia fase cadenzata come un orologio al quarzo purissimo. Attacca alto e difende con sapienza, diagonali matematiche, naturalezza. Parlare di top player, sarebbe un’esagerazione, vero. Ma la qualità lì, sulla sinistra, dove il talento è merce rara, rappresenta un conto in banca su cui investire. Risultato garantito.
Edoardo Brancaccio