Un punto che può star stretto o meno. La vetta che sfugge dopo solo tre giorni. Ma è cronaca di fine settembre, questione di dettagli. Il Napoli impatta nel pantano del Marassi contro un Genoa tignoso, compatto. Disegnato a immagine e somiglianza del suo tecnico, Ivan Juric, uno da appuntare per bene, il futuro è dalla sua. Luminosissimo. Un punto che può star stretto, perché il rigore su Milk è solare anche nella notte alle sponde del Bisagno. Ma il risultato, in sostanza, è quello giusto. Premia un avversario che non avrebbe meritato di uscire da una lotta lunga novanta minuti a bocca asciutta.
Tutto agli atti, se è vero come è vero che le note più dolci della serata vengono dalla retroguardia. Koulibaly sigilla il rinnovo fresco di firma con l’ennesima prestazione autoritaria. Tout court. Un muro quando c’è da serrare i ranghi, una gazzella quando deve scattare e proporsi. Difficile chiedere di più all’ex Genk. Avversari domati, ancora una volta. E zampata propizia quando tutto sembra poter prendere pieghe devastanti. E poi c’è lui, il migliore in campo, Pepe Reina. Risposta di petto alle invettive eccessive, cambio di passo dettato da un’autocritica – però – doverosa.
La prestazione di Marassi racchiude tutto questo. Interventi provvidenziali in uscita e prodigioso tra i pali. Una saracinesca che chiude ogni spiraglio all’arrembante pacchetto offensivo genoano. Mani ferme su un punto da conquistare. Anche quando non si è al meglio, anche al cospetto di condizioni avverse – da ogni punto di vista – l’obbligo per una grande squadra è di mantere la barra dritta. Il gruppo di Maurizio Sarri l’ha fatto. Anche, soprattutto, grazie ad un sontuoso Josè Manuel Reina.