Tutti, lui per primo, si attendevano un trampolino in terra pitagorica. Dopo il primo goal in Champions la Serie A, protagonista assoluto al centro dell’attacco. La gara dello Scida, invece, per Manolo Gabbiadini è durata in tutto 31 minuti, poco, troppo poco, il tempo di impattare su un intervento superlativo di Cordaz, di provare il dialogo con i compagni, lavoro di sponda e sacrificio. Poi il buio. Il primo rosso in 153 presenze. Un assurdo per un atleta dal carattere posato come il classe ’91 di Calcinate, caduto nella provocazione di Ferrari.
Pestone infido e fallo di reazione. Rosso diretto. E il mondo che crolla, nuovamente. Segni di una prima parte di stagione complicata che ancora non sbiadiscono. L’edizione odierna de Il Mattino si sofferma sul dopo-gara del numero 23 azzurro, intento a chiarire il proprio comportamento a compagni e direttore di gara. “Temevo che potesse farmi male con quell’intervento. Mi dispiace, ho perso la testa”. Capo chino e tanto dispiacere, tutto smussato dal risultato non compromesso dal suo istante di follia. La comprensione dello spogliatoio, la prima panacea, l’antidoto da cui ricominciare. Tutto sintetizzato nella pacca sulle spalle di Pepe Reina.
Non solo i compagni, le attenzioni di Gabbiadini si sono rivololte anche al direttore di gara Mazzoleni. Inappuntabile il suo verdetto, rosso solare. Ora, però, l’operato dell’arbitro sarà essenziale nella compilazione del referto. Dalle sue valutazioni penderà il destino dell’attaccante azzurro. Con ogni probabilità, regolamento alla mano, per Gabbiadini ci sarà uno stop di almeno 2 giornate. Il massimo, 3 giornate, nel caso si faccia riferimento alla condotta violenta. Manolo ha provato a porre l’indice su un curriculum di correttezza che parla per lui, tratteggiato da oltre 150 gare senza la massima sanzione, addirittura neanche un’ammonizione in questa stagione. Un momento di follia, un gesto istintivo, sperando nella comprensione. Ciò che è certo, comunque, è che vederlo allo Stadium sabato prossimo sarà utopia.