Ha guidato il Napoli per quattro stagioni, riportando la piazza partenopea ai vertici del calcio italiano e poi lanciando il club di De Laurentiis in Europa, prima di far spazio a Rafa Benitez e poi a Maurizio Sarri, che hanno continuato sul solco da lui tracciato. Una esperienza sfortunata all’Inter, terminata con un esonero, il primo in carriera dopo aver compiuto più di un miracolo sportivo in altre piazze, poi un periodo di pausa per rifiatare, infine l’Inghilterra e quella voglia di una nuova esperienza tutta da vivere, con il Watford, nello spettacolo della Premier League. Walter Mazzarri si racconta, a trecentosessanta gradi, ai taccuini del Corriere della Sera.
Ecco gli spunti più interessanti della sua intervista, qui raccolti da SpazioNapoli.it: “Inter? Ero dispiaciuto per non aver potuto concludere il ciclo avviato, riportando l’Inter in Europa. Il rammarico di non aver potuto completare il lavoro c’è. Ma guardo avanti e l’ho fatto a suo tempo, fin da subito. Le esperienze aiutano a crescere, tutte indistintamente. Diciamo che il tempo è galantuomo. De Boer? Se la società sceglie, deve farlo con convinzione per far sì che, col tempo giusto, esprima le sue idee calcistiche. Icardi? L’ho allenato, con me si è comportato sempre bene. Era giovane ed è cresciuto, ci ha dato soddisfazioni.
Io lamentoso ed antipatico? Non mi vedo così. Ho avuto sempre la forza, anche la presunzione, di fregarmene sempre. Sono un tipo autocritico, ma sempre orgoglioso di quel che faccio. La Premier è il mio campionato ideale, affascinante e bello, col Watford e la famiglia Pozzo c’è da subito stata sintonia. Con loro condivido il modo di far calcio, il progetto di crescita di un gruppo e di una società. Poi qui la vita quotidiana è come il mio modo di essere: c’è rigore, c’è rispetto per le regole. In Inghilterra c’è non solo competitività ma anche maggiore cultura calcistica.
Serie A? Probabile che la Juve vinca il suo sesto scudetto. Hanno storia, blasone e ogni anno sono sempre più forti, soprattutto a livello tecnico. Col Napoli ci avvicinammo al titolo, fu un percorso avvincente, conclusosi con un salto di qualità anche inatteso. Oggi il Napoli è un club ambizioso con un progetto importante, ma diverso rispetto a quello della Juventus. L’idea è quella di mantenersi competitivi e confermarsi nelle zone alte della classifica. Hamsik? Nella mia autobiografia ho scritto che con venti Hamsik vincerei tutto. È un giocatore di altra categoria, tatticamente ha un intelligenza non quantificabile, è il top”.