Era scritto sicuramente da qualche parte, nelle pagine di un libro mastodontico, enigmatico, pesante, bastardo e beffardo. Pagine sbiadite dall’incedere del tempo, pagine bianche che ancora profumano di cartolibreria. Tutto in una fase di scrittura costante e ininterrotta. Era scritto in un libro chiamato destino, magari in una nota a pie’ di pagina ignorata senza pensarci due volte. A rileggere quella postilla sfuggita allo sguardo superficiale spuntano agli occhi alcune frasi raccapriccianti in un carattere minuscolo: “Gonzalo Higuain deciderà Juventus-Napoli”. Fa parte di una storia vecchia quanto la vita e quanto l’invenzione del giuoco del calcio, ludus ma non troppo. Una storia vista, udita e tramandata di generazione in generazione: quella dell’ex che segna contro la squadra per cui combatteva. E lo fa, dopo aver sopportato parecchi improperi, al minuto 71’: un sorrisino grazie alla cabala partenopea sarà spuntato a molti. Un modo per sdrammatizzare.
Sì, perché sdrammatizzare è possibile. Guardare indietro e perder le ore a rimuginare è una tentazione fortissima, da tenere a bada in un solo modo possibile: avanti. Spegnere la mente, chiudere gli occhi, magari riposare e poi – a mente lucida – guardare avanti. A martedì, precisamente. Una manna dal cielo, invocata e seguita da un sospiro di sollievo prolungato: meno male che il Napoli gioca di martedì. Grazie, Champions, perché aiuti a dimenticare. E Istanbul è una tappa troppo importante per spendere i prossimi giorni a immaginare un destino diverso per la battaglia dello Stadium. Una vittoria, magari. Quella che arriverà. Non ora, non domani: magari un giorno. Per ora resta la certezza che martedì si gioca, un lasso di tempo ragionevole per permettere di cancellare i fantasmi. Non vale solo per i tifosi, sia ben chiaro: ci sono 25 ragazzi che ad Instabul ci andranno per giocare a calcio sul serio. Tocca a loro dimenticare. Anzi, andare avanti. Ricordare, invece, è un bene: le cose positive, of course.
Perché nella valigia per Istanbul, terra del Besiktas e della sua Vodafone Arena, Sarri può aggiungere alla tuta e agli effetti puramente personali (non è necessario entrare nei dettagli) qualche consapevolezza. Da mostrare in Turchia con la testa alta e il petto in fuori. Innanzitutto, che la squadra data per morta è più viva che mai. E se quelle con Crotone ed Empoli erano state etichettate come “vittoriette” frutto perlopiù di demeriti altrui, la prestazione dello Stadium è tanta roba. Roba di cui andare fieri. Secondariamente, la difesa, vittima di mugugni nelle scorse settimane: rimuovendo i due goal incassati dai bianconeri (e quel 71’ farà sempre male, ahinoi…), la coppia Koulibaly-Chiriches ha ben figurato allo Stadium. Precisi, attenti, ordinati e incolpevoli sulle segnature. Un bene. E poi Diawara, che di anni ne ha diciannove ma sfoggia la personalità di un campione europeo nato nel lontano 1987.
Annoverare in questa lista la segnatura d’un implacabile Callejòn è cosa sacrosanta: 7, come il numero che indossa fieramente sulla schiena, il conto dei goal da inizio campionato. Il movimento è sempre lo stesso, quello dell’avvoltoio che approfitta dei cedimenti psicofisici della preda. Un rapace d’area, questo spagnolo volante. Maggiormente, un supereroe dal dono dell’ubiquità e dalla capacità di smaterializzarsi per poi apparire fulmineamente alle spalle dei difensori spaesati. “E questo da dov’è sbucato?” penserebbero quest’ultimi se fossimo in un fumetto. Siamo nella realtà, purtroppo. E ogni tanto bisogna incassare qualche ceffone.
Tutta questione di consapevolezze, insomma. Quelle di Sarri, che al suo credo non rinuncia malgrado le critiche. Il terreno dello Stadium gli dà ragione: il punteggio è un urlo strozzato in gola, un grido di vendetta da trattenere nei pensieri e rimandare al momento più opportuno. La vendetta è un piatto che va servito freddo, come l’attesa di Odisseo per rendere giustizia al cane Argo. L’occasione, per il Napoli, non mancherà: ad aprile, magari, quando l’Innominato Manzoniano dovrà giocare al San Paolo tra prevedibili bordate di fischi. Il tempo è galantuomo e il bel gioco alla lunga pagherà. Specialmente quando il diciannovenne in mediana acquisirà ulteriori certezze e quando tornerà il ragazzone con la “99” sulle spalle. Come si suol dire: “adda venì baffone”. Perché il Napoli c’è, gioca bene, come gli ha insegnato il suo sensei, senza badare al nome dell’avversaria di turno.
Il passato è passato, tutto ciò che conta è in divenire. Martedì, alla Vodafone Arena di Istanbul, per Besiktas-Napoli. Dentro o fuori, di già. Sarri, comunque, ha già pronta la valigia.
Vittorio Perrone
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