Il big match dell’undicesima giornata di Serie A, che vedeva la Juventus ospitare il Napoli, si è concluso con il risultato di 2-1 con il grande ex, Gonzalo Higuain, autore della rete decisiva. I partenopei hanno comunque giocato un’ottima partita mettendo alle strette i bianconeri, grandi favoriti per aggiudicarsi l’ennesimo scudetto della loro storia.
Eppure temi come l’andamento della gara, l’analisi tattica o il gol del nuovo “Core n’grato” Higuain, sono passati in secondo piano davanti a quello che è già stato definito il “Caso Insigne“. Già, perché il talentuoso esterno azzurro è stato sostituito al 61′, ovvero proprio nel momento migliore del Napoli, scaturendo la vistosa protesta dell’attaccante che ha palesemente contestato la scelta del proprio allenatore. La partita di Insigne non era stata particolarmente brillante: 1 tiro (fuori), 1 solo dribbling riuscito, 4 palloni recuperati e altrettanti persi, con l’87,5% di precisione nei passaggi completati (28 su 32). Poi Lorenzo, come solo i giocatori di classe purissima sanno fare, illumina la grigia serata, dal punto di vista dello spettacolo, dello Juventus Stadium e si inventa la giocata migliore del match: l’assist che mette in porta Callejon per il momentaneo 1-1 è pura magia, una giocata sopraffina che più volte lui ha mostrato di avere. Proprio in quel momento Insigne dà il meglio di sé, o comunque ci prova. Sì, perché quell’assist resta l’unica giocata degna di nota del 24 azzurro che di lì in avanti commette qualche errore di troppo.
Sarri così lo sostituisce e fa entrare Giaccherini, ma da quel momento in poi il Napoli smette di giocare e non riesce più a manovrare il pallone con la stessa maestria. Il lato sinistro dei partenopei, che stava dando grandi grattacapi alla Juventus, diventa improvvisamente innocuo. E la sconfitta finale è anche la conseguenza di questa scelta. Perché sì, forse Insigne non stava disputando la miglior prestazione della sua carriera, ma la sensazione che tutti hanno avuto il quel momento è che Lorenzo fosse in partita. Tutti meno che Sarri, che motiva così la sostituzione: “Insigne? Deve stare zitto. Se non gradisce le mie scelte mi viene a chiedere spiegazioni successivamente e non fare certe sceneggiate in campo. Deve avere rispetto e stare zitto, io non ho mai fatto nulla quando ha giocato male. Ho messo Giaccherini per una mia sensazione, si era fermato diverse volte per fare stretching e pensavo avesse finito la benzina. Stop“. Motivazioni più che legittime che semmai fanno venire qualche dubbio sulle abilità di lettura del match dell’allenatore azzurro, che avrebbe comunque potuto chiedere quali fossero le condizioni del proprio giocatore prima di effettuare il cambio.
Dunque, detto che Sarri ha colpe sulla gestione della partita, bisogna ammettere che l’errore più grave della serata è proprio quello che commette Insigne. Non è ammissibile che un calciatore sbraiti palesemente in campo: si tratta di una gravissima mancanza di rispetto verso l’allenatore (che ricordiamo l’ha sempre difeso e sostenuto, come ad esempio a Verona lo scorso anno quando Insigne, che non stava certo disputando una buona partita, riuscì a sbloccarsi con un gol e corse ad abbracciare Sarri), ma soprattutto verso i compagni che non hanno mai fiatato né dinnanzi ad una sostituzione né quando lasciati a lungo in panchina. A rendere tutto ancora più grave è il fatto che non è la prima volta che l’attaccante ha questi scatti d’ira in campo. Infatti questa scena si era già vista con l’Athletic Bilbao nel preliminare di Champions di due anni fa, anche se in quell’occasione Insigne si era rivolto male verso il pubblico che l’aveva fischiato. Situazione diversa, ma il fatto non cambia: Lorenzo non è nuovo a questi comportamenti che non fanno bene né a lui né alla squadra.
Il suo attaccamento alla maglia non è in discussione, così come le sue qualità. Eppure da un giocatore di 25 anni, che ormai è entrato nella piena maturità calcistica, certi comportamenti non possono essere tollerati. Le scelte dell’allenatore possono anche non essere condivise, ma vanno comunque rispettate. Le discussioni devono avvenire in sede privata e non date in pasto a pubblico e telecamere. Sarri per i suoi errori dovrà assumersi le proprie responsabilità, ma dal talento di Frattamaggiore ci si aspetta un atteggiamento decisamente più professionale, anche per dare il giusto esempio ai compagni di squadra della quale ha più volte chiesto con insistenza di diventarne il simbolo. La sensazione, però, dopo questo comportamento, è che Insigne non sia ancora pronto per ricevere una tale responsabilità.
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Pasquale Giacometti