Reina 5: La sua disperazione è lo spaccato perfetto, Se gli azzurri non riescono a cogliere la massima, e meritata, posta in palio al termine di novanta minuti di dominio tanta responsabilità cade sull’estremo difensore spagnolo. Il tiro di Keita è potente ma non irreprensibile, e soprattutto sul suo palo di competenza. Un errore che, a conti fatti, costa due punti.
Hysaj 6: Sugli esterni c’è molta della qualità degli uomini di Inzaghi, una serata non semplice ma dove, tolti due spunti di Immobile nella ripresa, il classe ’94 di Scutari non demerita mai, anzi. Prova la gloria con un destro potente. Manca un po’ in fase di spinta, ma le consegne erano soprattutto in fase passiva.
Chiriches 6: Rimedia alla rapidità degli avversari con senso della posizione ed esperienza. Lucido quando la situazione si fa sanguinosa con uno dei pochi spunti di Immobile nella ripresa. Non fa mai mancare il proprio contributo nella gestione del primo passaggio.
Koulibaly 6,5: La chiusura su Djorjevic nel finale è perfetta: tempismo ed esecuzione. Evita una beffa che avrebbe assunto i tratti di un fendente al cuore per la dinamica della gara. Convincente per l’intero arco della gara, doma a dovere gli avanti avversari con Immobile che è chiamato a svariare per trovare campo e gloria. Imperturbabile.
Ghoulam 6: Il duello con Felipe Anderson è tra le chiavi della gara, sebbene il classe ’92 ex San Paolo svari sull’intera trequarti senza soluzione di continuità. Domato senza ombra di smentita. Al contrario di Hysaj si propone con la solita costanza, rapido e sgusciante, manca solo un pizzico di precisione nell’ultimo passaggio.
Zielinski 6: Approccio convinto alla gara, costrutto e spirito sempre propositivo. Quando taglia la linea della retroguardia biancoceleste sa far male, lo stesso quando cerca lo strappo sui diretti avversari. Molto più lineare anche nella gestione del fraseggio, più ordine, meno anarchia. Morbido nel controllo e nel primo passaggio. Come richiede il tecnico.
Diawara 6: Per un tempo è più contratto rispetto al solito, quasi una notizia, chiude la prima frazione di gara con all’attivo qualche imprecisione di troppo. Quasi una sorpresa. Ragioni d’abitudine, che avevano fatto del diciannovenne ex Bologna un totem per disinvoltura ed efficacia nella gestione di ogni singolo intervento. Solo un appunto. Nonabbassa mai la testa però, a conti fatti, nella contesa con il tonico trittico in mediana degli avversari, tutt’altro. Emergendo spesso con la consueta fisicità. Sarebbe persino scorretto eccedere nelle richieste nei suoi confronti.
Hamsik 7,5: Il pallone che sembra quasi sfuggire, recuperato, dribbling secco e conclusione radente. Poi l’urlo che scandisce l’esultanza numero 103 in azzurro. Il goal, ma non solo in una prestazione monumentale. E’ ovunque, qualunque cosa gli si chieda il capitano partenopeo lo fa, e bene, incantando la platea del San Paolo. Coperture e progressioni, sempre a testa alta, da trascinatore, da capitano. Alcune aperture a trovare i compagni i profondità sono manuale del calcio che si materializza sul rettangolo di gioco. Esce risentito a causa di un acciacco al flessore,
(dall’87’ Allan s.v.)
Callejon 5,5: Il solito, per tutte le stagioni. C’è un asse insidioso dalle sue parti: Lulic e Keita compongono un binomio dinamico e imprevedibile, ci mette il suo solito agire guardingo. Prima di tutto. Passo da fondista a parare il fianco di Hysaj, raddoppi e chiusure da manuale. In avanti, però, finisce per latitare. Pochi attacchi alla profondità, praticamente impalpabile in zona goal.
(Dall’82’ El Kaddouri s.v.)
Insigne 5,5: Partenza bruciante, quasi a riscoprire il feeling con il pubblico – che all’uscita non farà mancare il suo sostegno – per poi però calare, complice anche l’importante lavoro senza palla richiesto da una gara simile. Punto di riferimento di consolidato spessore sulla trequarti, gestisce la consueta mole di giocate, senza però trovare il varco giusto, stavolta.
Mertens 5,5: Un’ora da falso nove, mezz’ora nel suo ruolo naturale e un limbo da cui, stavolta, non riesce ad emergere vittorioso. Ci prova, che faccia la guerra quando riesce a gestire la sfera non è mai argomento di discussione, è assioma, certezza. Certo, in alcuni casi s’incaponisce nella giocata individuale, nel leziosismo, un aspetto che in certi frangenti va ancora limato. Ma, con l’eccezione di un sontuoso Hamsik, è lui il maggior pericolo per la retroguardia di Inzaghi.
(Dal 66′ Gabbiadini 5,5: Ci mette l’impegno, questo è indubbio, prova a calarsi a pieno nelle vesti del centravanti di spunto e di manovra che richiede il disegno tattico azzurro. Pronti via e ci prova subito, con il pezzo forte della casa: taglio in profondità e aggancio che sfugge di un soffio. Poi però, salvo due conclusioni sporcate, non va oltre. Tanti errori, anche in disimpegno. Doveva dare lo scossone decisivo alla prestazione, non ci riesce.copertin