Le cose cambiano in poco tempo. Fino ad un secondo prima della sfida del Da Luz paura e tensione sono state palpabili, quasi avvolgenti in una partita che poteva valere tutto o niente: ma alla fine è valsa tutto. Il Napoli è emerso come meglio non ci si poteva auspicare mentre il Besiktas è affondato nel gelo di Kiev evitando un finale che sarebbe potuto essere da cardiopalma per Sarri ed i suoi. Invece no, si va avanti. Il passato è alle spalle, con tutte le volte in cui si è vista una squadra bella ma incapace di raggiungere gli obiettivi prefissati: come accade tre anni fa in casa contro l’Arsenal e come accaduto ancor prima nella cocente eliminazione allo Stanford Bridge firmata dal Chelsea di Di Matteo.
L’evoluzione
Il punto più alto in Champions della storia recente del club è stato toccato con Mazzarri. Un Napoli gagliardo e bello riesce a mettere la testa davanti al Manchester City nel girone, alle spalle soltanto della corazzata Bayern Monaco. Agli ottavi il Chelsea, partita tostissima sulla carta ma non impossibile. Eppure dopo la splendida vittoria per tre reti ad uno al San Paolo, Ivanovic punisce gli azzurri ai supplementari in quel di Londra. I blues alzeranno poi la coppa dalle grandi orecchie, un motivo in più per recriminare che si va aggiungere ai tanti rimpianti.
Ma solo un anno dopo c’è l’opportunità di rifarsi. Altro girone di fuoco con Arsenal, Borussia Dortmund – fresco finalista della finale in salsa tedesca contro il Bayern del 2013 – e il Marsiglia. Alla guida non c’è più il tecnico di San Vincenzo, bensì Rafa Benitez. Uno che la competizione la conosce per intenderci. Ma quel che sarebbe accaduto da lì a poco nemmeno lui avrebbe potuto immaginarlo. La sua squadra ospita l’Arsenal durante l’ultima giornata: successo con goal di Higuain e Callejon, e 12 punti nel girone. Solitamente basta ed avanza per passare anche in vetta al gruppo. Invece questa volta no. Si riesce nell’impresa di uscire a 12 punti, cioè appaiati in vetta con Arsenal e Dortmund, ma con una differenza reti che non sorride, anzi irride i partenopei. La fortuna non ha mai baciato il Napoli in Champions. E non l’ha fatto nemmeno quest’anno, con una qualificazione che è arrivata dopo episodi sfortunati – infortunio di Milik e la débâcle con il Besiktas su tutti – ma con una determinazione davvero da grande squadra.
Cosa è cambiato?
Beh, potremmo dire tutto e niente. Le squadre di Mazzari e Benitez erano bon congeniate, con calciatori forti ed attaccanti come Cavani e Higuain che hanno sempre fatto la differenza. Eppure questa può fare – ed un poco ha già fatto – di più. Primato del girone, gioco di squadra e solidità mentale: fattori che fanno ben sperare per il futuro. Sarri sembra aver costruito un gruppo resistente capace, oltre che a giocare bene, di superare i momenti negativi. E nella stagione le possibilità di un crollo totale ci sono state. Altre squadre magari avrebbero ceduto: ma questi ragazzi di caratura europea non l’hanno fatto. Nonostante una serie di risultati non positivissimi in campionato sono sempre là, a giocarsela a viso aperto. Ma soprattutto si è primi nel girone in Champions: un fatto mai successo. Ed ora si attendono i sorteggi anche con una certa serenità, perché saranno gli altri a dover temere les enfant terribles creati ad immagine e somiglianza del tecnico.