Una splendida storia di tifo e passione. Così si può definire il post, più simile ad un racconto, che il giornalista Fabio Morra ha pubblicato sulla propria pagina Facebook, e che ha per protagonista un tifoso d’eccezione: suo padre. Da sempre tifoso del Napoli e che ieri ha avuto la fortuna di incontrare negli studi di Piuenne Diego Armando Maradona, in mix di emozioni e commozione. Questo quanto scritto dal collega:
“Babbo domani vieni con me, ti devo fare una sorpresa, non ti posso dire nulla“. Siamo andati in macchina, io, lui e Carmine. Direzione Mercogliano, uscita Avellino Ovest. Nel tragitto ha cominciato a raccontare di quando giocavano sulla spiaggia dei Monaci a Posillipo, sfidando gli altri lidi, tradizione che poi abbiamo proseguito noi. Era il “Settebello”, sì perché sulle spiagge il numero dei giocatori andava a seconda delle dimensioni del campo: Vittorio Bottone, Gianni Lieto, Franco Gavazzi, Salvatore ‘o Baccalauiolo in porta, Nicola Anzoino, Ciro Lieto, altri che ruotavano.
E lui. Qualcuno non c’è più, con i figli siamo cresciuti, è quel legame che ritrovi con un abbraccio familiare anche a distanza di tanti anni. Si ricordava di un guanto di sfida lanciato da una squadra di Coroglio, c’erano tre ragazzi della Primavera del Napoli. “Erano convinti di batterci facilmente“. Sugli scogli decine di persone assiepate per vedere la partita, tifo contro. Ma dopo pochi minuti gol a raffica. Del “Settebello”, fino ad un 6 a 0 senza discussione. E il palcoscenico degli applausi cambiò direzione, verso di loro. Tutti meritati. Mio padre è del 1936, ha ricordi del Napoli in qualsiasi epoca. Da piccolo c’era uno zio che lo portava al Vomero, al Collana, diventato Stadio della Liberazione l’anno prima. Era il 15 dicembre 1946 quando vide un Napoli-Torino 2-2, vantaggio di Gabetto, rimonta degli azzurri e poi ancora il pari di Gabetto. A poche decine di metri il Grande Torino. “Ricordo un aneddoto anche con Jeppson. Viveva a casa di una signora proprio a Posillipo e quando s’infortunò lo vedevamo correre tutte le mattine dal capo di Posillipo fino a Mergellina. Una volta mi avvicinai per un autografo sulla sua fotografia. Peccato che poi, a distanza di anni, me la rubarono, la tenevo sempre con me“.
Siamo oltre Baiano, un po’ di nevischio, tutto sommato meglio delle previsioni. “Ma mo’ me vuo dicere c’amma fa’ ad Avellino?” Gli spiego che incontrerà un vecchio amico di Posillipo che vive là (bugia). E allora continuiamo a parlare del suo Napoli, chiedendogli un paragone tra i campioni del passato e Maradona. La risposta è senza indugi. “Maradona è fuori classifica, qualcuno aveva tecnica da vendere, ci sono stati grandi giocatori, ma Lui con il pallone faceva quello che voleva“. Arriviamo a destinazione e sale l’attesa, il segreto non vuole essere svelato fino a che arriva la notizia che purtroppo è tutto rinviato al giorno dopo. E a questo punto sono costretto a dirgli la verità. “Babbo, ti ho portato qui a Mercogliano perché ci sono gli studi di Piuenne e oggi hanno Maradona come ospite in esclusiva“. I suoi occhi hanno assunto il colore delle lacrime. “Ma viene proprio qua?“. Incredulo ed emozionato. Gli ho dovuto spiegare che per un imprevisto è stato posticipato il programma. E lui, con l’aria di chi non è mai stato invadente, ma contento solo per aver accarezzato un attimo il sogno, dice di non preoccuparmi, non faceva nulla, non era necessario tornare. Sapevo che desiderasse il contrario. Siamo tornati, per fortuna il giorno dopo c’era un timido sole. La sua sorpresa quando tecnici e amici di Piuenne lo hanno salutato, riconoscendolo per i video pubblicati su Facebook. “Azz, ma me sann tutt quant“.
Diego arriva intorno alle 13, va subito negli studi per la registrazione e lo vede appena un secondo. Quando manca l’ultimo quarto d’ora lo faccio entrare nella tribunetta degli spettatori. Sguardo incantato, quasi a non rendersi conto di quanto stesse accadendo. Finisce la puntata e lo tengo al mio fianco, dicendogli di avvicinarsi lentamente con me per una stretta di mano. Siamo ad un metro. “Diego, è mio padre, ha 80 anni, voleva stringerti la mano“. Il meraviglioso scatto di Giulio Boiano forse rappresenta tutti i sentimenti dei napoletani. Quelli che hanno aspettato, come mio padre, decine di anni per coronare il sogno di uno scudetto, quelli che all’età di mio padre diventano bambini che accarezzano il loro idolo. Ma c’è di più. Maradona lo ha abbracciato, tenendolo stretto a sé per qualche secondo. E la storia potrebbe finire qua.
Siamo tornati a casa ed è arrivata la telefonata del cugino, Salvatore Morra, 90 anni. Mi sono messo nell’altra stanza ad ascoltarli. Mio padre non ha più nessuno della sua famiglia originale, ha perso tutti i fratelli e le sorelle. “Morra, si chiamano per cognome, oggi ho vissuto il giorno più bello della mia vita. Se ti dico chi ho incontrato, non ci credi…. Hai capito, m’ha vulut abbraccià.“. Poi mio zio ha parlato con me con la stessa ironia e fanciullesca schiettezza: “Ho 90 anni, avevo più diritto di tuo padre, ‘o putiv dicere pure a me“. L’avrei voluto dire a tutti, ma non si poteva. Maradona è arte prestata al calcio, sul comodino di mio padre c’è Santa Rita, in età giovanile si svegliò da un coma proprio in quel giorno. Ora avrà una foto in più perché per lui Maradona non è solo il campione che ha fatto vincere due scudetti e una Coppa Uefa al Napoli. “Quello che mi piace di Maradona è l’amore che ha per Napoli e come lo racconta ogni volta che fa un’intervista, difendendo sempre la città“. Hai ragione Giggino e in quella foto c’è il cuore di tutti i napoletani.
QUESTA LA FOTO SCATTATA NEGLI STUDI DI PIUENNE: