Stasera c’è il Genoa da affrontare (e da battere, s’il vous plaît). Ma se la mente dice di concentrarsi sul match del San Paolo, è innegabile che il cuore vada oltre, catapultandosi già alla sfida di mercoledì sera. Quando il Napoli, per la seconda volta nella sua storia, scenderà in campo al Santiago Bernabeu: emozioni, tensioni, sentimenti contrastanti che prendono tutti, indistintamente. “Ha fatto bene Sarri a chiedere di parlare solo del Genoa, il suo ruolo glielo impone”: a parlare, ai taccuini di SpazioNapoli, è Luciano Moggi. Uno che, di sfide come queste, ne ha vissute a bizzeffe nella sua carriera dirigenziale. Lui c’era, ad esempio, proprio quando il Napoli, dopo aver vinto il suo primo scudetto, fu sorteggiato contro il Real Madrid nel primo turno (erano i sedicesimi di finale) dell’allora Coppa Dei Campioni: “Io ero moderatamente preoccupato, ma ricordo la voglia dei calciatori, trascinati da Diego, di affrontare una delle squadre più forti in quel momento in Europa”.
Come vi preparaste a quella partita?
“Non nel migliore dei modi. Avevamo una serie di infortuni in corso: mancavano giocatori del calibro di Francini e Careca. Bagni non era al top ma dovette giocare ugualmente. Scendemmo in campo al Bernabeu con una formazione estremamente rimaneggiata, e alla fine ne uscimmo sconfitti. Ma ricordo che riuscimmo comunque a incutere timore al Real Madrid, tanto è vero che Leo Beenhakker, il loro allenatore, mise in guardia la sua squadra in vista del ritorno: “Se giochiamo così al ritorno, usciamo”, disse a fine partita. E ci andammo vicini al San Paolo: peccato, quello era un Napoli stellare, molti dissero che la partita con il Real Madrid era una sorta di finale anticipata da un sorteggio infausto”.
Sarri si è rifiutato di parlare del Real ieri in conferenza stampa. Cosa frulla nella testa di un allenatore nell’attesa di partite del genere?
“Gli allenatori hanno una loro mentalità che li porta a parlare solo della partita successiva. Ma poi il lavoro va in qualche modo organizzato: noi, prima del match con il Real, affrontammo il Cesena fuori casa. Mi ricordo che si parlava con Bianchi dell’opportunità di far riposare Salvatore Bagni, che non era al meglio. Ma il nostro tecnico lo fece giocare, e alla fine vincemmo al Manuzzi. Indovinate chi segnò? Sì, proprio lui, Bagni”.
Cosa consiglierebbe oggi a Sarri il dirigente Moggi?
“Di valutare distintamente non il valore delle due partite con il Genoa e il Real, ma il modo in cui gli avversari affronteranno il Napoli. Mi spiego: abbiamo visto che, contro squadre che si chiudono, gli azzurri fanno fatica. La partita con il Palermo ne è l’esempio lampante. E credo che il Genoa farà più o meno la stessa cosa: in match come questi, allora, bisogna avere un attaccante di ruolo in grado di piazzare la stoccata vincente, di tramutare in gol le occasioni che crea la squadra. Il Real Madrid, invece, attaccherà e lascerà spazi: in quel caso meglio affrontare la partita con il tridente leggero”.
La partita del 1987 era tutt’altro che scontata, oggi invece il pronostico è chiuso?
“Assolutamente no. È ovvio che il Real Madrid parta favorito, ma bisogna innanzitutto ricordare che nel calcio non sempre vince la squadra più forte. E poi Zidane non sta vivendo un buon momento: ha avuto tanti infortuni, qualche risultato altalenante; e soprattutto deve per forza vincere, un obbligo che invece non pende sulla testa del Napoli”.
Molti dicono che, in quanto a gioco, quello di Sarri è il miglior Napoli della storia. È d’accordo?
“Non diciamo sciocchezze! La squadra di Diego non solo vinceva, ma giocava anche bene. E nella mediocrità della Serie A di oggi, chiuderebbe il campionato con 20 punti sulla seconda”.
Ma in Italia è possibile coniugare bel gioco e vittoria dello scudetto?
“Nella storia è successo pochissime volte. Bisogna essere scaltri, più che altro. Saper distinguere i momenti in cui è possibile badare all’estetica da quelli in cui invece bisogna posare il fioretto e impugnare la sciabola”.
Ci faccia un esempio.
“Il difetto del Napoli è che spesso non riesce a vincere le partite contro quelle squadre che si rifiutano di giocare, badando solo a non prenderle. Ecco, in Serie A queste squadre sono la maggioranza: è in quest’aspetto che la squadra, e Sarri, devono fare un salto di qualità”.
Nelle ultime ore il nome di Sarri è stato accostato a quello della Juve. Secondo lei è un binomio possibile?
“Allegri resterà al 100% sulla panchina della Juventus, il problema non si pone proprio. Sarri avrà la possibilità di continuare il suo lavoro a Napoli, cercando di far crescere la squadra e magari evitando di parlare di bilanci: i paragoni con il club bianconero, da questo punto di vista, si potranno fare solo quando il Napoli avrà vinto uno scudetto o sarà arrivato molto avanti in Champions. Sarà allora che il fatturato crescerà, e lui deve fare in modo che questo accada”.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano