Torniamo sulla Terra! (Houston, abbiamo un problema…)

Roba da non crederci. Quei dieci minuti trascorsi tra il vantaggio di Insigne e il pareggio di Benzema sono già nella storia del Napoli. Un’emozione durata forse troppo poco, ma fa nulla. Serviva l’impresa al Bernabeu, servirà l’impresa al San Paolo: e chissà che il calcio, e la ciurma di Sarri, non possano regalarci una notte da tramandare ai posteri. Un po’ come Napoli-Juve di Coppa Uefa dell’89: all’epoca gli azzurri dovevano vincere addirittura 3-0 per passare i quarti, dopo il 2-0 di Torino. Ci riuscirono, e il gol di Renica a un minuto dal termine dei supplementare provocò scosse telluriche a Fuorigrotta.

Nella mente però, dopo il guizzo dello scugnizzo di Frattamaggiore, e le tre indigeste polpette madrilene, restano soprattutto le parole e quella sfuriata di Aurelio De Laurentiis a fine partita. Cerchiamo allora, con un piccolo esercizio mentale, di capire il perché – se esiste – di uno sfogo così duro. Una cosa è certa: il produttore cinematografico non parla mai a caso. C’è sempre qualche ragione sottesa ai suoi discorsi, che magari viene fuori dopo mesi, talvolta anni. Abbiamo circoscritto alcuni motivi che potrebbero nascondersi dietro quelle parole.

  1. Scagliarsi contro Sarri e la squadra (almeno dieci undicesimi di essa, visto che ha fatto salvo Insigne) può aver avuto l’intenzione di spegnere i riflettori su di essi, attirando l’occhio di bue del teatrino mediatico sul proprio capo: fosse così, ci ritroveremmo dinanzi a un colpo di genio alla José Mourinho.
  2. Attaccare il proprio tecnico potrebbe nascondere un malessere di gran lunga più serio, venuto fuori alla prima occasione utile. Vuoi vedere che a De Laurentiis non è andata giù quella voce circolata sulla Juve, che il tecnico si è comunque affrettato a smentire subito? Possibile che il Presidente abbia raccolto informazioni che non gli sono piaciute? Ci viene in mente una frase che ebbe a dire pochi giorni fa a Dimaro: “Sarri? Io sono monogamo, ma sul rinnovo deve dire anche la sua” (CLICCA QUI). Da queste parti, i più adulti si ricordano ancora di un Gigi Simoni allenatore azzurro, che firmò per l’Inter quando allenava ancora a Soccavo: Ferlaino lo esonerò seduta stante. Non è questo il caso, ma l’esempio viene portato per far capire che, nel mondo del calcio, queste cose esistono da sempre.
  3. Colpire la squadra e il suo mentore potrebbe essere stato anche un modo per spronarli in vista del ritorno e, soprattutto, del prosieguo di stagione. Perché, giova ricordarlo, oltre la Champions da giocare c’è un piazzamento in Champions da riconquistare e una semifinale di Coppa Italia da affrontare. Contro la Juve, per inciso.

Ipotesi certo, magari sperando che siano tutte sbagliate e che le parole di De Laurentiis siano state dettate solo da uno stato di rabbia momentaneo. Se anche così fosse, diavolo se abbiamo un problema: per piazze come quella napoletana si dice che è difficile vincere per carenza di mentalità. Ma il buon esempio deve venire dall’alto, sempre. E poi, scusate: giocavamo contro i campioni di tutto, era giusto sognare come era lecito aspettarsi un risultato del genere. Torniamo sulla Terra, meglio così: l’importante è che queste lezioni non siano vane. E che, prima di rialzarci in orbita, riusciamo a risolvere quel problema.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

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