Reina 5,5: Non ha particolari colpe sul goal di Caldara. L’Atalanta parte bene, lui ha subito un intervento a cui provvedere. Il destro al volo di Conti è insidioso, Pepe lo neutralizza. Ma è soltanto un’avvisaglia di quello che accadrà in seguito. I bergamaschi lo costringono a tenere sempre la guardia alta, Caldara lo beffa con un colpo di testa ravvicinato e una bella volé su cui può poco. Non ha colpe particolari.
Hysaj 4: Spinazzola e il Papu, che agiscono nel suo settore di campo, non sono clienti semplicissimi. L’argentino svaria, gira un po’ a vuoto, a volte gli prende il tempo senza riuscire ad essere incisivo. Spinazzola, però, è un bel grattacapo. Perché ha gamba e qualità, attacca ma al tempo stesso gli sbarra la strada quando vuole affondare. Lui va in difficoltà. La ripresa, invece, è il suo peggior incubo: errori tecnici a valanga, conditi da una sofferenza costante. Non è sicuramente in un buon periodo. (Dal 79′ Maggio s.v.)
Maksimovic 4: Non è Koulibaly. Si nota. Sia quando c’è da coprire che quando invece ha da impostare. Tanti (e pesanti) gli errori di misura, poco l’affiatamento con l’omologo Albiol. Il Papu Gomez lo punta poco, lui può solo ringraziare. Perché per il resto è un disastro: Caldara è colpevolmente solo al centro dell’area di rigore. Gli errori tecnici, poi, si sprecano. E la domanda sorge spontanea: vale l’investimento di 25 milioni? Per ora no.
Albiol 4,5: Puntato e saltato da Conti, che gli prende il tempo e va al cross. È l’immagine di un primo tempo sciagurato, in cui è costantemente in apnea e apprensione. Petagna lavora di fisico e lui, spagnolo campione del Mondo, non riesce mai a limitarlo. Anzi, in una circostanza subisce anche un tunnel dall’ex Primavera del Milan. Caldara è colpevolmente solo: di chi è la responsabilità? Nota a margine: anche per lui gli errori in fase di impostazione si sprecano.
Ghoulam 5: L’ultimo elemento del quartetto difensivo segue lo stesso copione dei suoi compagni di reparto. Soffre qualche scorribanda di Conti, spinge poco, difende in un misto d’apnea e apprensione. E non riesce a comunicare con Hamsik e Insigne, suo punto di forza nel flusso di gioco Sarriano. Il cross, poi, è utopia: arriva sul fondo ma non lascia partire mai un traversone che possa impensierire il trittico difensivo dell’Atalanta. Nel secondo tempo il canovaccio è lo stesso, condito da un calo di natura fisiologica.
Zielinski 5: S’era distinto per meriti tra applausi di pubblico e addetti ai lavori. La personalità e l’elegante nonchalance con cui si destreggia sono scomparse nel pomeriggio del San Paolo. La superiorità della mediana atalantina è schiacciante, lui non riesce mai a far avvertire il suo peso nelle due fasi. Va in tilt, è disorientato e commette qualche errore di troppo.
Diawara 5: È la serata delle incertezze. Dei dubbi. Quelli che Amadou aveva spazzato via al primo approccio sul terreno del San Paolo. Con l’Atalanta è una musica diversa, per tutti. E non è certamente piacevole. Dal canto suo non disputa una prestazione memorabile, anzi. Gli errori di misura si sprecano, il peso in mediana è poco. Freuler, Kessié e Kurtic surclassando l’intera mediana, lui non può reggerne il peso in solitaria.
Hamsik 4,5: Per lui, ad un passo dal record di Maradona, un’insufficienza è un brutto colpo. Specialmente in una stagione che gli ha riservato, sinora, diverse soddisfazione. Eppure con l’Atalanta scompare, si perde in un bicchier d’acqua. C’è Kessié ad uomo su di lui: l’ivoriano gli mozza il respiro. Ma lui, quando trova spazio, non lo sfrutta: si annulla in un misto di errori e disorientamento. Forse stanco, forse con la testa tra le nuvole: non è questo il vero Hamsik. (Dal 58′ Milik 5,5: Il rientro è una manna dal cielo, la gara dell’Atalanta non può ancora essere probante. Non impensierisce i difensori nerazzurri, per loro meriti e demeriti azzurri. Ma il tempo per rifarsi, ora che il peggio è alle spalle, abbonda).
Callejon 5: Che fine ha fatto il vero Callejon? La domanda sorge spontanea nel vedere quest’alter-ego spaesato gironzolare per il terreno da gioco. Il rapace è diventato un volatile spellato e malaticcio. Non punge, e quando lo fa fallisce una clamorosa occasione. E in generale è avulso dal gioco, tenta i movimenti classici, quelli del fantasma che compare d’improvviso. Nulla da fare, non riesce nulla in una serata stregata.
Mertens 5: Il canovaccio s’intuisce sul finale del primo tempo, quando va via in area di rigore, si presenta al cospetto di Berisha e… manda a lato! No, non da Mertens. Non è questo il Dries che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare da centravanti. È spaesato, poco assistito. E quando riceve palla s’intestardisce e si perde in un bicchier d’acqua. Non punge, non preme. Talvolta tenta la reazione d’orgoglio: nulla di fatto. E alla fine lascia il campo a testa bassa.
Insigne 5,5: Parte bene, colpisce una traversa e si dispera lecitamente. La seconda conclusione tra i pali, in un momento di difficoltà, porta la sua firma. Insomma, guida la riscossa. O almeno ci prova. Perché nel secondo tempo cala, anzi, crolla sotto i colpi dell’Atalanta. Alla fine risulta uno dei migliori. Nulla di trascendentale, sia chiaro. Non riesce mai a dialogare con Mertens né ad imbeccare Callejon. In generale sotto tono rispetto alle ulteriori uscite, eppure salva l’orgoglio partenopeo. (Dal 79′ Pavoletti s.v.)
Sarri 5: Il Napoli peggiore della stagione. Questa la sentenza proclamata dopo la deludente sconfitta con l’Atalanta. Gasperini annichilisce i suoi con una prestazione solida e compatta. Il Napoli, dal canto suo, non riesce mai a ripetere i livelli di gioco sui cui si esprime normalmente. I bergamaschi l’annullano in ogni reparto, ne contengono il giro palla, lo ribaltano a loro vantaggio. C’è tanto da riflettere, in vista di un tour de force che potrebbe portare il Napoli fuori dalla zona Champions se affrontato con tale atteggiamento.