Le due settimane che ci hanno visto lontani dal San Paolo sono dure da digerire: fuori a testa alta dall’Europa, via da Milano a testa molto bassa. Il Villarreal è fortunato, il Milan leggermente aiutato, anche da noi che non riusciamo a giocare come sappiamo. Non siamo ciechi e noi tifosi riusciamo a vedere gli errori di gioventù, ma ci piace pensare che il nostro Napoli può farci ancora sognare e quindi andiamo allo stadio sperando in un Brescia degno del posto che occupa. E fiduciosi che sia lo stesso per noi.
Bene! Ma la nostra domenica da “partita in casa” questa settimana comincia prima, perché prima del San Paolo, si va da San Ghetto, protettore della periferia: Scampia e il Carnevale del GRIDAS e di quel gran genio che lo inventò dal nulla, Felice Pignataro, ci aspetta come ogni anno con le sue maschere non convenzionali, cittadini invisibili tutto l’anno oggi s’impongono sorridendo in un corteo tra i palazzoni degni di un ghetto, in cui tutti hanno voglia di “ammesca’ anema e culur’”. Lo facciamo anche noi, perché Napoli la amiamo soprattutto per la fantasia con cui sa chiedere il proprio riscatto sociale.
Ore 13:30. Si va. Anzi, si scappa con un po’ d’ansia che sale temendo di non riuscire ad arrivare in tempo per tutti i soliti riti scaramantici, ma fiduciosi che i posti siano stati presi come al solito dai primi che arrivano. Arriviamo in tempo. I posti sono un po’ più in alto del solito e il gruppo si divide di qualche fila, ma ci siamo tutti e applaudiamo gli azzurri che, pare, abbiano aspettano noi per il riscaldamento. Presenti tutti. Compresi i chicchirichì che oggi sono più integri del solito. Hanno subìto qualche palpatina in meno all’ingresso. Meno male, oggi abbiamo già stravolto troppe cose.
Il pre-partita, oltre ad essere più breve, è anche un po’ sottotono. Parte qualche commento al veleno su Rocchi, qualche sorrisino per la Juve che riesce a far segnare anche Gattuso e le confessioni di tifosi che facendosi due calcoli pensano di poter sognare ancora.
Ma non avevamo ancora visto la partita. Ore 15:00 o giù di lì…partiti! Il Napoli comincia bene, si fa vedere, ma il Brescia si difende. Primi minuti, già un paio d’incursioni degli azzurri in area, Cavani sfiora il goal, fermato per due volte da un reattivo Arcari. Cominciamo a crederci, fino a quando in una stessa azione l’arbitro prende due decisioni opposte su due falli praticamente uguali. Uno è ai danni di Maggio: dagli spalti già esultiamo per il rigore. Un rigore che ovviamente non viene fischiato. 10 secondi dopo: stesso fallo, stessa area, questa volta ai danni di un difensore del Brescia e qui il fischio parte. Ottimo! Mazzoleni riesce incredibilmente a farci rimpiangere Rocchi. Evidentemente lo pensa anche Mazzarri, protesta giustamente, ma l’arbitro non gradisce essere contraddetto e il mister sbraita mentre rientra negli spogliatoi. Applaudiamo perché quelle urla hanno rappresentato anche il nostro sdegno e la nostra rabbia per partite ancora una volta viziate da arbitraggi quantomeno dubbi.
Dopodiché non abbiamo più visto una partita di calcio, ma piuttosto il gioco “1-2-3 Stella!!”… avete presente?! Un’azione e un giocatore avversario a terra, un’altra azione e un altro giocatore avversario a terra. Calci d’angolo in cui se fossi scesa io dalla curva a batterli ci avrei messo meno tempo. Falli laterali cortesemente lasciati al giocatore sempre più lontano dall’azione. Giocatori sostituiti per evidente colpo della strega, a giudicare da come si sono trascinati verso il bordo campo. Insomma, il nostro fegato se n’è andato, un po’ di sane bestemmie pure, e se ci mettete il rischio della beffa all’ultimo minuto per una palla persa a centrocampo da un Gargano applaudito dai fedelissimi, capirete perché a fine partita i nostri volti erano quelli di una sconfitta. Non demoralizzati, ma consapevoli che domenica prossima a Parma è doveroso vincere. Per la classifica, ma anche per il morale. Torna il Pocho, finalmente. E speriamo anche il Matador con i suoi goal.
Ci salutiamo sottotono, così come avevamo cominciato. Certe cose le avvertiamo prima. Troppa pioggia in settimana e qui non siamo abituati. Ma tornando a casa realizziamo che siamo ancora terzi, che l’ambizione Champions è viva e che la nostra malattia che si chiama Napoli non ce la debella un Brescia qualunque.
Come dice qualcuno “Ci vuol sudore e un minimo di cuore se non vuoi lo zero a zero”. Evidentemente non aveva ancora vissuto questa partita.