Non ne avevamo bisogno.
Non avevamo bisogno di una sceneggiatura mal scritta per festeggiare i 30 anni dal primo Scudetto: anzi, non avevamo proprio bisogno di festeggiare.
Non avevamo bisogno di festeggiare per litigare e di litigare per festeggiare.
Non avevamo bisogno di una festa pubblica (sì ma pubblica… di chi?) per un ricordo così intimo: ogni tifoso conserverà per sempre dentro di sé le lacrime del proprio padre, gli occhi lucidi del nonno, quel battito a mille di un pomeriggio infinito, quell’amico che allora era al suo fianco e che oggi non c’è più. E non c’è una data per ricordare tutto questo: è incisa nel cuore azzurro ogni ora e si illumina ad ogni gol, che sia di Cavani, Higuain o Mertens.
Non avevamo bisogno di rivivere la storia né di cancellarla: la storia è lì a prescindere, è già viva e non sarà mai sepolta neanche per volere di un presidente, a torto o a ragione che sia.
Non avevamo bisogno di un ex capo ultrà – non me ne voglia – che ci ricordasse i nomi degli eroi del 1987: anche quelli sono ormai parte di noi, come le formazioni a memoria, le figurine Panini dei giocatori invecchiati nel tempo.
Non ne avevamo bisogno oggi. Oggi che combattiamo per un posto in Champions ogni stagione, oggi che abbiamo una società più solida di allora che da 12 anni non effettua mai un passo indietro.
Avanti, si deve guardare solo avanti e migliorarsi. Bello specchiarsi nelle acque del passato ma senza affogarci, cosa che abbiamo fatto già per troppo tempo.
Non ne avevano bisogno i vari protagonisti dell’epoca, più belli e giovani nei nostri ricordi di quanto lo siano oggi. Non ne avevamo bisogno perché ci ricordano anche lo Scudetto “perso” col Milan.
L’unica vera festa, sobria, sarebbe stata con Diego Armando Maradona e il Napoli 2017: oggi e non a luglio. Ma non è stato possibile e dobbiamo farcene una ragione, fortunatamente il calendario calcistico ci tiene ancora in gioco a combattere per un obiettivo importante e preferisco mille volte questo.
Antonio Manzo