Tra Napoli e Parma per un decennio e più, dal ’93 in avanti, non c’è stato gemellaggio. C’è stato di più: un’amicizia, una collaborazione, un mutuo soccorso. Di più ancora: una sorta di vera e propria fratellanza tra i vecchi patron: Tanzi da una parte e Ferlaino dall’altra. E al centro quella loro passione che si chiamava e probabilmente si chiama ancora calcio. Una fratellanza voluta e benedetta addirittura da De Mita, allora segretario della Democrazia Cristiana e tifoso d’un Avellino che rischiava il fallimento. Fu allora che nacque la ‘ Green Sport’, società al 60% di Tanzi e per il restante 40 di Corrado Ferlaino. L’Avellino, finanziato, fu salvato. E l’amicizia tra il Napoli e il Parma divenne quasi un patto per il presente ed il futuro.
RAPPORTO ANTICO- Su quell’autostrada, infatti, si svilupparono miliardari incroci di mercato. Con il Parma danaroso e generoso e il Napoli spesso bisognoso. « Abbiamo bisogno di soldi e giocatori» , raccontano storie di telefonate di quasi vent’anni fa. E fu così ( stagione ‘ 93-‘ 94) che Crippa e Zola partirono da Napoli per Parma, mentre sull’altra corsia facevano il percorso inverso Bia, Pecchia, Caruso e Gambaro. « Non c’era bisogno di parlare tanto. Due minuti ed era tutto fatto », dirà anni dopo l’allora presidente azzurro. Tra lui e Tanzi, insomma, non si mercanteggiava. Chi aveva bisogno chiedeva e l’altro non faceva storie.
CRIPPA E ZOLA…- E, « Abbiamo preso Crippa e Zola », annunciò felice Tanzi a New York, mentre s’accingeva a lasciare l’albergo con destinazione Hyde Park, dove di lì a poco si sarebbe esibito Pavarotti. Fu così che tra i due club cominciò in quegli anni una ricca circolazione di danaro e giocatori. Lira più lira meno, 50 miliardi arrivarono nelle casse tristi del Napoli, mentre un terzo di quei soldi fece la strada inversa per altre operazioni di mercato.
… E FABIO CANNAVARO- E due anni dopo Zola e Crippa fu la volta di Fabio Cannavaro. Un altro ‘salvatore’ dei bilanci napoletani. « L’ho strapagato – 13 miliardi fu il suo costo – ma Napoli è Napoli », spiegò Tanzi. Mentre a Napoli arrivavano Pizzi e Ayala, ma non Filippo Inzaghi. Ma per poco. E per colpa di Boskov. Zio Vujadin, come lo chiamavano a Napoli a quel tempo, disse che Pippo non gli piaceva molto, che giocava poco nel Parma e che il Napoli non aveva bisogno di riserve. Fu così che saltò l’affare già concluso per la comproprietà del giocatore poi passato al Milan.
L’ALTRO CANNAVARO- Da un Cannavaro all’altro. Estate del ’99. Il giovane Paolo aggregato da Novellino alla prima squadra, era già sul pullman che l’avrebbe portato a Predazzo per la preparazione estiva quando gli dissero di scendere e tornare a casa. ‘ Sei stato ceduto al Parma, vai da tuo fratello’. Poche parole e una nuova vita. E nuova vita fu pure per Stellone e per Matuzalem passati in quegli stessi istanti dal Parma alla maglia azzurra.
STORIA DI OGGI- Poi, passano gli anni e cambiano i patron. Ognuno per la propria strada, non sempre fatta di giorni facili e felici. Nel 2003, dopo il crac Parmalat, infatti, il club passa a Tommaso Ghirardi. Nel 2004, dopo il fallimento azzurro, arriva De Laurentiis e il Napoli può ricominciare. Cambiano presidenti e proprietà, ma anche se non c’è più quel vincolo d’amicizia e soccorso degli anni precedenti, tra i due club regna il reciproco rispetto. Stavolta a ruoli invertiti addirittura. Perché il presente dice d’un Napoli più ricco del Parma in quanto a investimenti di mercato. D’un Napoli che proprio dal Parma prende Dzemaili senza badare troppo a spese: sette milioni più Blasi con contratto in scadenza il prossimo giugno. Come dire: tra il Napoli e il Parma la storia non finisce mai. Una storia che va avanti da quasi cinquant’anni. Da quando,’64/’65, dal Parma al Napoli passò Mario Zurlini.
Fonte: Corriere dello Sport