Dalla semifinale delle polemiche all’inferno della terza serie. La parabola discendente in casa Dnipro

Il sogno Varsavia, una finale europea da vivere a fondo rievocando la magica notte di Stoccarda. Era il 2015 e tutto sfumò sotto i colpi della Dnipro. Il Napoli di Rafa Benitez eliminato da favorito indiscusso, tra un mare di polemiche. La furia di Aurelio De Laurentiisle invettive verso una direzione arbitrale che definire semplicemente indirizzata apparve come un fin troppo riduttivo eufemismo.

I fantasmi di Higuain, le parate di Boyko e il gol in netto fuorigioco di Seleznyov. Tutto agli archivi per quella che resta, comunque, una pagina della storia partenopea. Addio sogni di gloria e semifinale appannaggio degli avversari, ma a distanza di soli due anni la situazione per gli ucraini è radicalmente stravolta. Passare dal Paradiso della prima finale europea della propria storia all’Inferno della terza serie, si può, è il presente della squadra degli ex Kalinic e Konoplyanka.

La scure della bancarotta che non lascia scampo, nel gennaio del 2016 il passivo superiore al milione di euro fu sanzionato con dodici punti di penalizzazione e conseguente, irrimediabile, retrocessione in seconda serie. Una situazione debitoria che non ha accennato a migliorare, a causa del disimpegno del patron Kolomoisky, ormai distante dall’ambito calcistico e totalmente coinvolto in un nuovo progetto politico. Tutti dati che hanno costretto la FIFA a intervenire nella maniera più drastica: la retrocessione in terza divisione. Dal sogno europeo all’incubo, è la storia della Dnipro che quel sogno lo scippò proprio agli azzurri.

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