Tutto troppo facile…

Superiorità, insindacabile superiorità. Impettiti, orgogliosi, fieri. Non c’è alternativa al termine di una doppia sfida in cui il gruppo di Maurizio Sarri ha azzannato ciò che gli spettava di diritto: la qualificazione ai gironi di Champions. Perché è lì, nell’empireo dell’universo calcistico, il posto che spetta a questo splendido, meraviglioso Napoli.

E gli azzurri approdano alla massima competizione europea – per la prima volta nella storia del club per due stagioni consecutive, altro record in calce per il tecnico toscano – forti di 180′ che rappresentano un biglietto da visita a caratteri cubitali, nel caso sfugga a qualcuno. La diretta prosecuzione di quel turbinìo di calcio ad altissima definizione espresso per larghissimi tratti della passata stagione. Lì, tra i titani, lo scranno di questo gruppo è ben in evidenza, con merito. Perché il Napoli, dalle alte sfere societarie al tecnico, fino al gruppo sul rettangolo da gioco, a questo primissimo traguardo ha puntato con assoluta decisione. La rinuncia di molti big a una parte delle ferie, una fase di preparazione capillare: un ampio e probante ritiro, ben otto amichevoli prima dei Playoff Champions. E il risultato è arrivato, implacabile, luminoso agli occhi di tutti.

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DOMINIO

E dire che il Nizza di Lucien Favre era unanimamente riconosciuto come l’avversario più insidioso, la controparte più ostica del lotto che il consueto, sfacciato, gioco del destino aveva regalato agli azzurri nel sorteggio della fin troppo spesso malevola urna di Nyon. Napoli favorito, certo, ma alzi la mano chi avrebbe predetto un’affermazione così ampia, solida. Mai letteralmente in discussione. Perché sì, il 4-0 finale al termine delle due gare finisce per stare fin troppo stretto al gruppo partenopeo. Tutto il meglio che l’idea sarriana rechi in dote nel proprio patrimonio genetico al servizio dello spettacolo, al San Paolo così come all’Allianz Riviera. Sei giorni a separare andata e ritorno, così come circa 900 km di distanza dal Golfo di Napoli alla Costa Azzurra, per l’esatto, identico, risultato. Per il tabellino così come per il campo.

Un dominio totale, persino disarmante. Il senso d’impotenza che ha avvinghiato la terza della classe della passata Ligue-1, senza mai abbandonarla, quasi adduceva alla tenerezza. Un sogno infranto, quello di Balotelli e compagni. Ma non poteva essere altrimenti. Un avversario dilaniato, da qualsiasi sfaccettatura si osservi le due gare. Calcio nella sua essenza, da ammirare con piena soddisfazione per tutti gli amanti di questo sport. Pressing asfissiante, ritmo, tantissimo ritmo. Linee di passaggio avversarie polverizzate. Fraseggio dolce, avvolgente, al quale gli interpreti riescono in qualsiasi istante della gara a imprimere accelerazioni sontuose.

Poi, a fare la differenza, la classe degli undici in campo. Automatismi che virano tutti nella medesima direzione, in fase di non possesso come di costruzione. Distrazioni ridotte all’osso. E quel clean sheet al termine dei centottanta minuti che rappresenta forse la nota più lieta, ancor più delle 44 conclusioni verso la porta di Cardinale – di cui 21 nello specchio. I numeri non mentono – quasi – mai: e per le occasioni in cui Pepe Reina, è stato chiamato ad intervenire nelle due gare bastano le dita di una mano.

TUTTO TROPPO FACILE

Un gioco da ragazzi, tutto fin troppo facile. Non per l’inadeguatezza di un Nizza che sebbene orfano di alcuni ottimi interpreti – tra squalifiche e cessioni – vanta individualità e un’impronta di gioco ben definita, ma per il divario abissale tra le due contendenti. Le falcate di Ghoulam, le geometrie che abbracciano la tigna di Jorginho, i polmoni di Allan, la prepotenza di Koulibaly e la puntualità di Albiol, per poi miscelare il tutto con il talento, il senso tattico e l’imprevedibilità di quel terzetto offensivo capace di stupire gara dopo gara.

Se a questo quadro, pressoché irreprensibile, si aggiunge che tutto questo è stato raggiunto con il capitano e faro della mediana azzurra, Marek Hamsik, ancora in fase di rodaggio, le prospettive diventano radiose. Idee, equilibri, coesione di un gruppo granitico e margini di miglioramento ancora esponenziali. Da ‘sciagura‘ il preliminare di Champions è mutato in tramplino. E il bello arriva adesso, c’è da tuffarsi senza paura.

Edoardo Brancaccio

 

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