Vincere conta più che giocare bene? Questo è quello che dice il campo in questa nuova stagione del Napoli.
Vincere diversamente, vincere di più
La nuova stagione sembra essere cominciata sotto un segno diverso, quello che privilegia il risultato e mette in secondo piano il gioco. Già, il gioco, da sempre marchio di fabbrica del Napoli di Sarri. Lo stesso gioco che, specialmente nelle ultime due partite, ha latitato. La novità però è molto semplice: un anno fa, giocando male, sarebbe mancato anche il risultato.
Quest’anno, invece, gioco e risultato sembrano essere due cose distinte, separate, come a dire che sì, giocare bene conta, ma vincere conta di più. Le partite contro Atalanta e Bologna sono quelle classiche partite contro squadre piccole ma ostiche che hanno sempre messo in difficoltà questo Napoli.
Si chiudono, ripartono velocemente e il Napoli sembra essere bloccato, incapace di trovare il gol se non proviene da un’azione corale. La musica sembra essere cambiata per gli azzurri, che dopo l’Atalanta, hanno vinto una partita speculare a Bologna. Male per 60 minuti e poi il gol. Cercato, sofferto e trovato.
“C” come cinismo
La vera differenza tra le squadre che emozionano soltanto e quelle che scrivono la storia, è proprio questa: vincere, anche soffrendo. È un Napoli che si è affidato al fattore C, che può significare tante cose, ma ieri sera ha voluto soprattutto dire “cinismo“. Una dote, questa, che negli anni scorsi gli azzurri non avevano mai avuto, perdendo punti in partite andate nel modo sbagliato.
Quegli stessi punti che poi, facendo i conti, determinavano il distacco dalla prima della classe, posto che quest’anno è il Napoli a voler occupare. Allora sì, questi punti sono fin troppo preziosi perché essere a punteggio pieno dopo 3 giornate è un evento che non era ancora capitato a Sarri.
La formula giusta sembra dunque essere questa: gioco sì, ma anche e soprattutto cinismo. Perché in fondo, ai gol si esulta sempre, anche se sporchi. Anzi, se sono sofferti, si esulta di più.