Reina 4: Passi il primo goal, quel destro di punta firmato Taison neppure troppo angolato. Però l’effetto sorpresa e la violenza del tiro lo beffano, lui può qualcosa in più ma si fa perdonare alla grande ancora su Taison. Il raddoppio degli ucraini, però, non passa: no, non si dimentica facilmente. Ha sul groppone le responsabilità della zuccata di Ferreyra. Il Napoli muore in terra ucraina anche per mano sua. Il traversone di Stepanenko è di pregevole fattura, la sua uscita a vuoto un errore da censurare negli annali.
Hysaj 5: Il cliente è dei più scomodi, un Bernand brevilineo e imprevedibile. Punge nella prima mezzora, cala alla distanza, ma Hysaj fa sempre fatica. Perché c’è anche Stepanenko, che scappa via e pennella il traversone del 2-0. Soffre, tanto. E quando spinge non è mai preciso o incisivo: la catena con Callejon funziona male, le combinazioni tra i due scarseggiano.
Albiol 5: In totale confusione fin dai primi minuti, Taison è indemoniato e sfugge via. Va in goal con la complicità della difesa azzurra, immobile. La reazione non arriva, la sensazione di un reparto allo sbando è palpabile. E quando c’è da impostare dal basso, la precisione non è di casa. Anzi. La premiata ditta con Koulibaly non funziona in una delle notti più importanti.
Koulibaly 5: Farraginoso, confusionario e confuso. Sin dall’inizio, sin dalle scorribande di Taison, Marlos, Bernard e compagni. Lui fa fatica a raccapezzarsi, tenta di opporsi ma non è serata. L’ombra di Ferreyra gli sfugge via, Reina compie il patatrac e la frittata è servita. Con il pallone tra i piedi, poi, compie errori in serie. No, non è proprio serata per il reparto arretrato.
Ghoulam 5: Era stato tra i migliori nelle prime uscite stagionali, non ha confermato i progressi in Ucraina. Perché s’è fatto vedere poco e quando è riuscito a liberarsi non s’è rivelato mai insidioso. Colpa sua, certo, ma anche dei pochi azzurri che affollavano l’area dello Shakhtar. In fase difensiva Marlos è un cliente difficile, crea scompiglio per larghi tratti del match ma cala alla distanza fino alla sostituzione.
Zielinski 5: La serata del centrocampo, parlando in generale, è di quelle più negativi. Zielinski è reduce dal goal al Bologna, l’atto di fiducia nel mandarlo in campo può scatenare la sua fantasia, il suo dinamismo. Nulla di tutto ciò. Piatto, passivo, nullo. Non riesce mai a cambiare le sorti della partita, mai un’accelerazione, un dribbling, una delle sue verticalizzazioni. Di certo non la ricorderà come la sua migliore partita in azzurro. (Dal 68′ Allan 5,5: Entra, dà vivacità al reparto, compie qualche giocata positiva. Però lentamente si adegua alla massa. Vorrebbe spaccare il mondo, l’effetto sortito è quello contrario. La forma, comunque, c’è).
Diawara 4,5: La superiorità dello Shakhtar si nota fin dai primissimi minuti. Amadou si trova lì, annichilito dal dinamismo degli avanti ucraini. In ritardo sul primo goal, fatica ad entrare in partita. I palloni che transitano dalle sue parti non trovano sbocchi, quando c’è da ripiegare sparisce senza sortire effetto. Male in entrambe le fasi. Unica giocata degna di nota un’apertura per Callejon lanciato a rete.
Hamsik 4,5: Il capitano è ancora, inesorabilmente, l’ombra di se stesso. Miglioramenti non se ne vedono, esclusioni all’orizzonte forse. Stavolta la sostituzione all’ora di gioco è tattica più che fisica: dentro Mertens, il cambio disperato in una partita altrettanto disperata. La serata del capitano è da dimenticare, da gettare via. I palloni transitano, lui fallisce una quantità innumerevoli di giocati. E ad inizio partita lancia Taison in porta. Dita incrociate, sboccerà, ancora una volta… (Dal 60′ Mertens 6,5: Di Sarri è l’errore fatale, quello di lasciare in panchina il suo fuoriclasse. E infatti la controprova è l’ingresso in campo del belga, che cambia le sorti della partita. Per un attimo, il Napoli torna in corsa grazie al suo folletto. Che è pimpante, va prima al tiro e conquista il rigore poi. Lo trasforma Milik, ma il merito è suo. Serpentina speciale nell’area alla disperata caccia del pareggio, ma il tiro non arriva per un nanosecondo di ritardo).
Callejon 5: Il cecchino implacabile azzurro è molto più prevedibile nella serata di Charkiv. Entra tardissimo in partita e quando lo fa fallisce una buona chance. Era l’unica volta negli arco dei novanta minuti in cui gli era riuscito il consueto movimento alle spalle della difesa. Perché per il resto della partita era stato un fantasma: spunti zero, occasioni da goal idem, stesso discorso per un semplice ruolo da protagonista nello sviluppo dell’azione.
Milik 5,5: La scelta impopolare di Maurizio Sarri si rivela errata. Non per colpe – solo – del ragazzo, che a dire la verità è uno dei più vivi. Ci prova, si muove. Ma fallisce. In fuorigioco su un’ottima chance, fallisce anche la chance del possibile 2-2. Il goal della (vana) speranza è opera sua, trasforma un bel rigore con una freddezza da implacabile. Magari lo fosse anche nel regolare svolgimento della partita. La trasformazione non salva una prestazione insufficiente.
Insigne 5,5: Ad onor del vero, è uno dei pochi, pochissimi a provarci fino all’ultimo minuto. Ma i risultati non sono quelli sperati. Sventaglia qualche pallone interessante in area nel forcing finale disperato, trovando anche Callejon ben appostato. Lotta, non demorde, ma viene trascinato nel calderone insieme ai compagni: non cambia le sorti della partita. Un uomo solo, in fondo, non può predicare nel deserto.
Sarri 5: Vox populi, vox dei. Il tifo ha deciso: la colpa è anche sua, nello schierare Milik e non Mertens. Effettivamente, a posteriori, è facile porsi la domanda: “Perché tenere in panchina un fuoriclasse da oltre trenta goal in una stagione?”. Interrogativi a cui risponderà lui, ma che restano impressi. Per il resto un Napoli annichilito a centrocampo e nullo nei primi 45′. Paga anche le colpe dei singoli, ma il collettivo sembra spaesato, incapace di indirizzare la partita nel modo voluto.