Il rigore, l’errore, la paura di non tornare: cos’è oggi Arek Milik per il Napoli?

I fulmini fan paura quando il cielo è sereno, limpido, pieno di stelle. Quando ti giri attorno e vedi sorrisi. I fulmini fan paura però anche quando il buio s’impossessa delle tue certezze. E allora chiama i dubbi, raduna le solite questioni. Come: quanto manco al Napoli per diventare costante? Davvero tenere Reina vale il gioco? E soprattutto: cos’è oggi Arek Milik per questa squadra?

Le risposte no, non servono. Lasciano il tempo che trovano. Perché poi trovarne oggi vuol dire sconfessare un possibile domani. La notte del Metalist Stadium va presa per quella che è: una notte. Buia e tempestosa. Piena di fulmini, appunto. E di domande su Arek. 

SENZA POSIZIONE

Mertens non andrebbe menzionato per manifesta superiorità. E per non dare troppo addosso a Milik: che poi c’è, si sbatte, vuole prendersi i riflettori come la palla tra i due centrali. Sembrava una serata perfetta per ridargli cumuli di fiducia sulle spalle: finisce per diventare una spada conficcata nel suo futuro. E l’immagine emblematica è quel movimento ad uncino, minuto 39, terminato con un mesto fuorigioco segnalato.

Senza posizione, ecco. In campo e all’interno di questa squadra: non è più una questione di gerarchie, probabilmente resta alla base una storia di fiducia. Milik è l’uomo della rinascita, la sofferenza che si fa gioia, la paura di non tornare che piace perché poi fa tanto lieto fine. Un lieto fine che però non si è trasformato in nulla, in Ucraina. In un gol dal dischetto, quindi nell’errore finale che avrebbe chiuso l’intero cerchio della sua esistenza napoletana.

DOMANI, UN ALTRO MILIK

Milik scopre parti di sé nell’anticamera ucraina del suo futuro, il Napoli invece si rende conto di due fattori fondamentali: ci sono squadre che lo studiano (e bene), ci sono momenti in cui rischiare paga. Rinunciare a questo Mertens è follia, ma una di quelle ragionate: ci saranno tante partite, il tanto talento spesso non basta se i polmoni chiedono tregua. Quelli di Milik chiederanno sicuramente altri minuti, altri momenti, altre emozioni. Altre risposte alle solite domande e alle solite frasi fatte da bar sotto casa. Se quei lampi faranno spazio al sereno, soltanto il tempo saprà dirlo. Tempo in cui Arek dovrà scrollarsi di dosso inconcludenza e paura di crollare. Tempo in cui dovrà ricordarsi di essere umano, di poter sbagliare e di poter rinascere.

Cos’è Milik per questo Napoli? Per ora possiamo dire cosa non è: una prima scelta. Né un rincalzo, neanche un comprimario. Un giocatore che può tornare a fare la differenza, senz’altro. Ma che dovrà prendersi il suo carico di responsabilità e sollevarsi dagli eccessi di buio. Gol dopo gol. Sorriso dopo sorriso.

Cristiano Corbo

 

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