La mano al petto, quasi a voler tirare fuori tutto. Battiti a scandire un’esultanza che sà, anche, di liberazione. Quando tutto sembrava ormai compromesso. Una vittoria di nervi e cuore, perché se la punizione di Viviani aveva il senso, fortissimo, del dejà-vu, quella percussione da impazzire con in sottofondo la cavalcata delle Valchirie di Faouzi Ghoulam aveva impressa una dicitura che sembra ormai immagazzinata, fatta propria dall’intero gruppo: qualcosa è cambiato.
CAMBIO DI PASSO
“La squadra è cambiata nella reazione alle cose negative che succedono in partita, Nei due anni precedenti non riuscivamo a reagire con la stessa forza”. Un appunto che Maurizio Sarri non fa passare sotto silenzio, il cambio di passo di un gruppo che ha demolito l’ennesimo record, mai il Napoli aveva iniziato un campionato con sei vittorie su sei – il Napoli 1987-88 si fermò a cinque assoli – è soprattutto in questo dato inconfutabile: tre delle sei vittorie degli azzurri sono nate partendo da una situazione di svantaggio, con la Spal nella gara di ieri un’affermazione frutto, addirittura, di una duplice reazione: non solo al vantaggio di Schiattarella, ma anche al pareggio di Viviani. Deja-vu, dicevamo, perché nelle passate stagioni la prodezza del regista scuola Roma avrebbe rappresentato una pietra tombale sulla gara, con annesso carico di rimorsi per le occasioni sprecate. Ma non ora, non quest’anno. Qualcosa è cambiato perché questo gruppo ha raggiunto, sembra, la maturazione verso quello status di squadra d’altissima classifica capace di azzannare il risultato, oltre le contigenze, superando ogni ostacolo. Convinzione nei propri mezzi, carattere, e quel tasso tecnico oltre l’ordinario che aiuta. Non c’è che dire.
SALTO DI QUALITÀ
Qualcosa è cambiato. E riprendiamo in prestito la citazione dal capolavoro di James L. Brooks, anche negli interpreti. Perché la convinzione di cui sopra non può mai appartenere al gruppo se non sgorga, a fiumi, nel calcio dei singoli. E se il rendimento dei Mertens, Insigne, Callejon non può sorprendere, c’è un azzurro che in questo primo scorcio di stagione a chiare lettere ha impresso, fortissima, la propria orma. Spiccando definitivamente il volo. Faouzi Ghoulam è il manifesto di questo cambiamento: “Oggi ho 26 anni e sono cresciuto, anche per questo sono migliorato. Poi va detto che ho una squadra devastante, una catena di sinistra con Marek e Lorenzo che è tra le migliori d’Europa”. Umiltà, ulteriore pregio, ma se l’importanza del gruppo, del contesto, rappresenta un dettaglio di assoluto rilievo, la chiave di volta resta esclusivamente un aspetto individuale.
Le straordinarie doti tecniche e atletiche del classe ’91 ex Saint Etienne non sono mai state in discussione, ora tutto è legato dal collante di una crescita definitiva dal punto di vista tattico e della personalità. Meno sbavature in fase di non possesso, costante scelta della giocata migliore. Se poi l’intuizione si abbina al mancino, perfetto, col contagiri che pesca lo spunto di Callejon, o il destro capace di sancire il definitivo 2-3 al Paolo Mazza, la dimostrazione pratica soverchia ogni definizione. A tutto questo c’è da aggiungere un’interpratzione del ruolo perfetta, tipica degli esterni di ogni top club che si rispetti, una capacità unica di fungere da riferimento offensivo, manna dal cielo in un periodo di appannamento per un’altra colonna su quel fronte, Marek Hamsik. Numeri da top nel ruolo – 2 reti e 4 assist in 9 presenze – e un ruolo imprescindibile nello scacchiere di Sarri. Neanche le briciole, al momento, per il nuovo arrivato Mario Rui. Il pressing sul fronte rinnovo, mancano gli ultimi ma definitivi dettagli, più di un obbligo. Questo Malvin Udall in salsa partenopea fa gola a chiunque. E ora che qualcosa è cambiato, per davvero, modificare lo status quo sarebbe delittuoso.
Edoardo Brancaccio
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