«Mi hanno chiesto in tanti di candidarmi. Recentemente, un gruppo di centrodestra. Ma io sono intellettualmente di sinistra. Producendo cinema, non potrebbe essere altrimenti». L’affermazione appare quasi buttata lì, fatta soltanto per introdurre la risposta all’ultima domanda posta da Gianni Perrelli nell’ambito di una lunga intervista pubblicata sull’ultimo numero dell’Espresso con il titolo «Modello De Laurentiis». Al presidente del Napoli, il giornalista aveva chiesto: «Lei è mai stato tentato dalla politica?».
E così scopriamo che Aurelio De Laurentiis è di sinistra. Infatti dice anche: «È assurdo che una città con le risorse di Napoli sia diventata un caso internazionale per lo scandalo dell’immondizia. Non c’è problema che non possa trovare una soluzione. Ora abbiamo un nuovo sindaco, Luigi de Magistris, che mi sembra un uomo pieno di idee e di energie. Va aiutato». Eppure non sono trascorsi neanche sei mesi da quando, in piena campagna elettorale per il Comune, alla presentazione della presentazione del volume «Napoli passione azzurrA», il presidente dichiarò: «Io, se fossi cittadino napoletano, voterei per Gianni Lettieri». E aggiunse: «Non mi sono mai schierato, io giudico le persone; Lettieri è un imprenditore e io al mondo dell’impresa ho dedicato una vita. Dobbiamo far risorgere questa città e questo territorio. Io credo molto in Lettieri».
La dichiarazione suscitò le reazioni più o meno piccate del candidato del Pd, Mario Morcone, e di mezzo centrosinistra. Anche perché che non si fosse «mai schierato» al centrosinistra non sembrò esattamente la verità. Nel marzo 2010, infatti, in piena campana elettorale per la Regione, in un’intervista a Radio Marte, De Laurentiis aveva detto: «Stimo molto Caldoro, è un uomo di grande esperienza ed è stato ministro. Una persona pacata, con una grande cultura del fare. De Luca è un’altra persona che stimo, appartiene pure lui al partito del fare, solo che non è tifoso del Napoli e quindi non lo posso appoggiare». Subito si scatenarono le polemiche per quello che era sembrato un colpo basso alla vigilia del voto. De Luca commentò: «Credo solo che quando un candidato ha necessità di utilizzare pure il pallone per fare campagna elettorale vuol dire che veramente è alla disperazione. Ma se De Laurentiis fosse candidato — concluse il candidato del Pd — io lo voterei».
Quindi due volte su due De Laurentiis si è espresso pubblicamente, e in entrambi i casi a favore del candidato del centrodestra. Con esiti diversi, visto che Caldoro ha vinto alla Regione e Lettieri è stato sconfitto da de Magistris al Comune. A prescindere dalle sue idee, che il centrosinistra si sia preoccupato per tali pronunciamenti non stupisce: De Laurentiis, come presidente del Napoli, è un leader amato probabilmente più dei politici, oltre ad essere rispettato e stimato come imprenditore cinematografico. A questo proposito, non è il primo a coniugare calcio e cinema. L’esempio più noto è ovviamente Silvio Berlusconi, che tra tante aziende controlla anche Medusa Film. Ma, molto prima di lui, fu produttore cinematografico Achille Lauro. Il comandante, storico presidente del Calcio Napoli mezzo secolo prima di De Laurentiis, entrò nel mondo della celluloide per aiutare l’amante «ufficiale» Eliana Merolla, in arte Kim Capri o Elly Davis, che cercò di introdurre nel mondo dello spettacolo producendo — appunto — nel 1959 «Lui, lei e il nonno» e nel 1960 «La contessa azzurra».
E sia Berlusconi che Lauro, forse un po’ atipici come produttori, in politica hanno rappresentato in maniera inequivoca il centrodestra. Ha imboccato l’incrocio tra cinema e calcio anche Vittorio Cecchi Gori, presidente della Fiorentina con risultati altalenanti, che è stato senatore del Ppi dal ’94 al ’96. Nel doppio ruolo di politico ed editore tv, Cecchi Gori fu al centro di una polemica quando Michele Santoro, sulla Stampa, affermò: «Facile indignarsi per il conflitto di interessi di Berlusconi. Ma per quello di Cecchi Gori, perché D’Alema non si scandalizza?». Questo, tuttavia, è un problema che De Laurentiis non si pone. Nell’intervista all’Espresso, infatti, alla domanda su un possibile coinvolgimento risponde: «No, la politica attiva non mi interessa. In Italia è troppo urlata. Mancano gli strumenti per poter bene operare. E poi dovrei sacrificare il mio amore per il Napoli e per il cinema. Quando si seguono troppe cose, si finisce per farle male». Tifosi e spettatori gliene saranno certamente grati.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno.it