Corbo: “Insigne, chiamato a gran voce da tutta l’Italia, in panchina per scelta degli juventini. Jorginho un azzardo”

Sulle pagine odierne de La Repubblica, edizione napoletana, l’editoriale di Antonio Corbo è dedicato ad Insigne e al suo destino in Nazionale, che definisce in balia delle scelte degli juventini.

“MISURA 1,63. Due centimetri meno di Silvio Berlusconi, 5 più di Renato Rascel. L’Italia del calcio salta sulle spalle del giocatore più basso della serie A. Tutti lo vogliono in campo per scongiurare un flop temuto da sessant’anni, l’esclusione dai Mondiali di una Nazionale che li ha vinti 4 volte. Era fuori nel ‘58: triste per noi Goteborg, città svedese tra mare e boschi di betulle. Debuttò Pelé, ma nello stesso stadio Ullevi si arrese al tempo Dino Zoff, era il 1983. Da allora l’Italia si è risollevata: altri due titoli, dopo i due del ‘34 e ‘38, epoca fascista.

In una vigilia affollata di incubi, l’emergenza e la fantasia lo immaginano come l’ultimo Rambo: un gigante di 1,63. Coraggio Lorenzo, stanotte non avrà dormito e si sente al centro di questa Babele fasciata d’azzurro. Lo spingono tutti, ma l’ultimo ostacolo deriva da quel gruppetto di disperati, aggrappati uno all’altro sul ciglio del burrone. Un allenatore astratto come un fantasma che parla e ragiona con la serena indifferenza di chi è già fuori, e quei difensori juventini che montano l’ultima trincea: la linea a 3. Barzagli a destra, Chiellini a sinistra, al centro con la mascherina sul naso rotto tanto per creare l’atmosfera Leonardo Bonucci, lui che spesso corre vicino alla panchina per dare suggerimenti all’allenatore, scena anche questa di un mondo sottosopra.

La segreta trama juventina parte dalla difesa e va avanti fino ad escludere Insigne. Nulla di personale, ma se gli juventini difendono l’integrità del terzetto e quindi i loro posti, fatalmente escludono Insigne. Perché una di- fesa a 3 non è compatibile con un attacco a tre: con una serie di correttivi, di se e di ma, il 3-4-3 lo prova Gasperini nell’Atalanta ma è massacrante la doppia fase per gli esterni delle due linee, centrale a 4 e avanti a 3. Il destino di Insigne è legato al potere degli juventini sulle scelte di Ventura, che ieri si nascondeva ancora dietro il più fanciullesco ritornello. Non importa chi gioca, ma come si gioca. Appunto, con Ventura si gioca sempre peggio. Bisognava sostituirlo la sera del 2 settembre a Madrid, quando andò a sbattere contro la Spagna (3-0) con il temerario 4-2-4 nel consenso generale. Anche Jorginho è un azzardo: chiamato d’urgenza a giocare solo la partita che può essere l’ultima per tutti.

Chi lo spinge, chi lo rimanda dietro: al centro c’è questo ragazzo dal faccino smunto e gli occhi color carbone che, comunque vada, domani sarà forse di nuovo in prima pagina. Per fortuna c’era lui, purtroppo lui non c’era: Ventura cos’ha nel suo testone, gioca o non gioca Insigne, è lui il “22 salva tutti”? Ormai è l’ultima speranza di una Federcalcio in pezzi. È quella che rinasce nel 2014 dal secondo Mondiale fallito, era stato già una sfacelo per l’Italia e per l’Argentina dell’infelice Ct Maradona il precedente (2010) in Sudafrica. È passato oltre un decennio dai trionfi del 2006, ma non la voglia di tifare per l’Italia, proviamoci. Lorenzo, tieniti pronto”.

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