Mario Sconcerti, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, ha detto la sua riguardo la Juventus dopo l’ultima sconfitta contro la Sampdoria nel suo editoriale:
“Non è ancora tempo di dare giudizi sulla Juve, ma qualche impressione arriva. La prima è che il tempo non aiuta, qualcosa logora, lo dice ogni volta Allegri, lo ha ribadito Chiellini: manca concentrazione, questo deriva da un’abitudine che sfinisce. La Juve ha fatto così tanto che in momenti come questi è lecito aspettare. Ma parlandone è inevitabile trovarsi dentro la sua confusione. Non è chiaro quale sia la Juve.
Che formazione titolare ha quella di Allegri? Quali penalità comporta doverla scegliere diversa ogni volta? Sappiamo che esiste la Champions, ma quanto costringe i cambiamenti e quanto penalizza il cammino quotidiano? Diamo dei numeri, che sono poi tutto. Il calcio sarà anche estro, ma se non dà i numeri corretti è come un fisico non sano. La glicemia è un numero, il colesterolo e la stanchezza anche. E allora, nella sua formazione dal primo minuto, in quella titolare, la Juve ha rinunciato (o dovuto rinunciare) per 3 volte a Dybala, 5 ad Alex Sandro, 4 a Cuadrado, 3 a Pjanic e Matuidi, 11 a Marchisio, 3 perfino a Chiellini, 5 a Buffon, 8 a Douglas Costa. E’ chiaro che non si è gestito il meglio, si sono gestite le difficoltà.
E’ stata quindi per definizione una Juve in salita, e infatti ha 2 punti meno di un anno fa dentro un campionato che in testa è cresciuto. Mi sembra particolarmente seria l’altalena tra Buffon e Szczesny, destabilizza entrambi. Il portiere è un ruolo senza stanchezza fisica, mentre quella mentale arriva dal sentirsi in bilico. Oggi la Juve ha due titolari e sono troppi. Szczesny nel frattempo ha subito 5 reti nelle ultime 3 partite giocate, 7 delle 14 complessive in 5 gare. Troppe. Allegri, quasi in silenzio, ha deciso di non avere più un titolare, 8 gare Buffon, 5 Szczesny. Non c’è precedente. La Juve ha un suo tono in difesa e in attacco, nel resto vive di momenti, di occasioni. Questo è molto vicino alla confusione. E inficia anche il resto della squadra. Fanno 22 giocatori sparpagliati contro i 14 dell’Inter che è l’esempio opposto, la quindicina del Napoli. Tutto funzionerebbe se fosse un’alternativa alla fatica. Ma è evidente che sono scelte tecniche. E quando sono tante, significa che la vera squadra ancora non c’è”.
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