Ecco, ci siamo. Napoli-Manchester City, quinto turno di Champions, la madre di tutte le partite, sogni ed emozioni. Il San Paolo vibra e registra il “tutto esaurito” ribellandosi ad ogni pronostico contrario. Sulla carta, un confronto impari. La partitissima in Inghilterra (1-1), che accese l’entusiasmo del club azzurro per l’Europa, è un ricordo lontano (due mesi fa). I rapporti di forza, dopo la sorpresa dell’andata, sono cambiati. l City è in irresistibile ascesa. Avanza alla media di tre gol a partita, è in testa alla Premier League (imbattuto), ha vinto 15 delle 19 partite giocate sinora fra campionato e coppe. Il Napoli ha perso lo slancio della squadra irriducibile dell’anno scorso.
Sotto le stelle di Fuorigrotta sarà una partita crudele perché la classifica del girone della morte concede agli inglesi due risultati su tre e al Napoli impone un solo risultato: la vittoria. Senza i tre punti, la corsa per la qualificazione agli ottavi potrà dirsi chiusa. Il Napoli scivolerà nell’Europa League cui il terzo posto dà diritto. Un pareggio potrebbe consentire un’esile speranza rimandata all’ultimo turno (City-Bayern e Villarreal-Napoli). Il Napoli potrebbe fare risultato pieno in Spagna, ma il Bayern (già qualificato) farà soffrire gli inglesi? Per dare via libera al Napoli i tedeschi dovrebbero vincere a Manchester. Ipotesi improbabili. Pensiamo alla partita di stasera e chi vivrà vedrà. Un match da addentare subito. O la va o la spacca. Lasciare l’iniziativa al City significherebbe consegnarsi alla sua superiorità di palleggio, alla forza e al talento del suo centrocampo, alle sue incursioni offensive di abilità e di peso.
Il City ha risorse infinite e la convinzione di andare molto lontano nella Champions. Una difesa di colossi è la premessa dei suoi successi. Mancini l’ha registrata “all’italiana”. Nessuna avventura (però Richards diventa spesso un attaccante aggiunto e Clichy fluidifica sulla sinistra) e gran protezione dei centrocampisti più arretrati (Yaya Toure e Barry). Balotelli di punta e, alle spalle, un terzetto di giocolieri con Nasri e Silva, scoiattoli veloci sugli esterni. Non bastasse Balotelli, c’è il piccolo genero del pibe Aguero e c’è il gigantesco Dzeko a rafforzare l’attacco. La “rosa” dei centrocampisti offensivi è ampia (Johnson e Milner nel conto). In sintesi: il City potrebbe schierare due squadre ugualmente competitive.
Questa, se non altro, è la differenza col Napoli che ha una panchina corta in ogni senso. Un assalto spudorato in partenza pretende cambi adeguati quando il fiato verrà meno. Quale altra chance ha il Napoli? Rubare l’iniziativa all’avversario, pressarlo e imporgli un ritmo forsennato, attaccarlo sulle fasce e, se San Gennaro fa la grazia, ritrovare il Matador cannoniere dei bei tempi (goleador a Manchester) col contorno di un Hamsik formato campione e Lavezzi a tutto gas.
Fantasie? Farsi condizionare in partenza dalla superiorità tecnica e fisica del Manchester, arretrare per contenerne l’urto, difesa e ripartenze, potrebbe significare la morte azzurra del match. La sorpresa, la velocità, la precisione nei tocchi dovranno essere le armi del Napoli. E ci vorrà un centrocampo di eroi, guastatori e ispiratori di gioco, anzi un’intera squadra di eroi per tenere il City sulla corda. È il Napoli che deve impossessarsi del match prima che gli inglesi lo impostino a loro uso e consumo. Mazzarri contro gli sceicchi, chi l’avrebbe mai detto? Ci vorranno gambe e cuori saldi, enorme spirito di sacrificio, orgoglio e dedizione. Uno stadio intero, traboccante di passione, spingerà il Napoli ad osare. Non è serata di belle statuine. Siamo alle Termopili azzurre. Dare tutto prima di morire. E al diavolo l’Atalanta di German Denis fra quattro giorni.
Fonte: ilroma.net