De Sanctis: “Ottimo ricordo di Napoli, rimpiango una sola cosa. Vi racconto un aneddoto su un gesto di ADL…”

Morgan De Sanctis, ex portiere del Napoli ed oggi Team Manager della Roma, ha rilasciato una bella intervista al quotidiano Il Centro. 

Questi gli spunti più interessanti, raccolti dalla nostra redazione: “Sono stato privilegiato, perché ho avuto la possibilità di giocare fino a quarant’anni, chiudendo col Monaco campione di Francia e semifinalista di Champions lo scorso anno. Avevo un altro anno di contratto, ma ho ricevuto anche l’offerta della Roma, che mi ha portato a scegliere di ritirarmi. Bisogna sempre rendersi conto di quanto si può dare, e ricevere, dal calcio. Ammetto che però passare dai campi alle scrivanie non è facile, io non ho avuto nemmeno il tempo. 

Ogni posto in cui ho giocato mi ha dato qualcosa, su tutti Udine, Napoli e Roma, dove sono stato per più anni. Gli unici rimpianti, a Napoli e a Roma: non abbiamo vinto mai lo scudetto, sempre secondi. Vincere in quei posti ti garantisce l’eternità sportiva, prima il Milan e poi la Juve mi hanno negato questa gioia. Parata più bella? Finale di Coppa Italia, col Napoli, quella vinta 2-0 nel 2012: colpo di tacco di Fabio Quagliarella, ho deviato alzando un piede, col corpo proteso dall’altra parte. Poco dopo poi raddoppiammo. 

Allenatori? Oggi dico grazie a tutti e in particolare al primo, Giorgio Rumignani, che mi ha fatto esordire; a Marcello Lippi che mi ha portato in Nazionale; e a Mazzarri e a Spalletti, tra i più preparati in assoluto. E poi il compianto Gino Di Censo, come dimenticare chi mi ha cresciuto?. Presidenti? Ho avuto un buon rapporto con tutti, avendo problemi con Pozzo e De Laurentiis solo quando ho deciso di andare via: loro volevano trattenermi, io desideravo cambiare aria. 

C’è quell’aneddoto poi su Inter-Napoli, nella stagione 2009. Ero appena arrivato a Napoli, nel 2009, e il presidente con il suo modo vulcanico manifestò malcontento rispetto alle prove mie e della squadra. Entrò nello spogliatoio di San Siro, stavamo perdendo. E cominciò a prendere di mira alcuni giocatori. “Pierpaolo, che portiere mi hai preso?”, chiese al dg Marino. Mai potevo immaginare che ce l’avesse con me. Non mi sentivo sotto accusa. Ero troppo sicuro delle mie qualità e della mia forza. Fu un episodio, dopodiché per quattro anni solo complimenti. E quando gli ho detto che andavo via, ha cercato di trattenermi. A Napoli ho lasciato un ottimo ricordo”. 

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