Lo scontro diretto, il punto debole degli azzurri da superare per fare la storia

La sconfitta rimediata dal Napoli sabato sera ha fatto gridare alla disfatta totale i pessimisti, ha limato le certezze degli ottimisti, ma di fatto non ha consegnato alcun verdetto certo al campionato di Serie A.

Una marcia inarrestabile quella della Juventus, che con la zampata di Dybala in pieno recupero ha strozzato in gola l’urlo di gioia dei tifosi azzurri, scatenando la gioia dei bianconeri. Marcia inarrestabile all’apparenza, però, anche quella del Napoli, che si è dovuta invece confrontare con la realtà di un’invincibilità imperfetta. I quattro schiaffi rimediati ad opera della Roma di Di Francesco hanno riportato con i piedi per terra un popolo che già sognava volando alto.

Ora non si sveglia, perchè il sogno è ancora realizzabile, ma lo scenario cambia eccome. Prima della sconfitta contro i giallorossi, il Napoli avrebbe potuto, proiettando una eventuale striscia vittoriosa di entrambe le due contendenti, anche pareggiare lo scontro diretto di Torino, che invece oggi si troverebbe costretta a vincere.

Lo scontro diretto è dunque, come già chiaro da tempo, la possibile e probabile chiave di un campionato che vede la Juventus a -1 (ma con una partita in meno e dunque a +2 se dovesse battere l’Atalanta nella sfida da recuperare). Gli azzurri, però, non hanno un ottimo rapporto con la necessità di dover vincere. Lo scontro diretto non è il terreno più comodo su cui l’orchestra di Sarri si esibisce, scontrandosi sempre contro l’organizzazione tattica dell’armata bianconera.

Da quando Sarri siede sulla panchina azzurra, l’unico successo in campionato risale al primo confronto che l’allenatore italiano ebbe contro i bianconeri, vale a dire al San Paolo il 26 settembre 2015. La partita fu decisa da Insigne ed Higuaìn e terminò 2-1 per il gol di Lemina, poi solo un successo (inutile) nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, al San Paolo, per 3-2.

L’ultimo scontro diretto, quello deciso dallo stesso Higuaìn (stavolta con la casacca bianconera) e da una chiusura totale degli spazi da parte della Juventus, ha messo in luce le difficoltà del palleggio azzurro di incunearsi nelle solite retrovie bianconere. Certo, la forma fisica degli azzurri, in quei tempi, non era delle migliori, ma la sensazione è che a Torino servirà qualcosa in più.

Servirà una libertà mentale, scevra di una pressione, fisiologica sì, ma ostile, che ha inibito, talvolta, la fluidità di un gioco che può e deve essere l’arma in più del Napoli. Un gioco che rappresenta il grande orgoglio del popolo partenopeo e la speranza più grande di sovvertire lo strapotere nazionale che dura da sei anni.

Una sfida ulteriore, dunque per i ragazzi di Sarri, capaci di collezionare record su record, ma che hanno bisogno di superare se stessi ed imporsi, contro tendenza, nella gara decisiva che svelerà la verità sul campionato di Serie A 2017/18, in quel 22 aprile in cui si può scrivere la storia.

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