Le affermazioni di Maurizio Sarri in conferenza stampa alla fine di Inter-Napoli sono destinate a far discutere nelle prossime settimane. Sono stati molteplici gli attacchi avanzati contro il tecnico toscano, tra cui spicca l’editoriale odierno di Repubblica.
“Sarri è scostumato perché il suo costume è questo: non solo la tuta perenne, non solo la barba rasposa applicata al viso come una maschera, ma tutto quanto lui è. Dentro parole sbagliate e frasi che sbandano c’è la storia di un uomo: se Maurizio Sarri fosse stato adeguato e non scostumato, al cosiddetto grande calcio sarebbe arrivato prima dei quasi sessant’anni. Incapace di assumere le forme di una comunicazione a volte plastificata e ipocrita ma almeno formalmente educata, Sarri comunica proprio così. Pare incredibile che un personaggio pubblico ancora possa, nel marzo 2018, rivolgersi a una donna senza considerare quanto è accaduto sul pianeta Terra negli ultimi mesi, e quanto la scostumatezza maschile stia finendo al bando, e talvolta in tribunale (non è ovviamente il caso di Sarri). Niente. Quel mondo dove accadono cose sta oltre i cancelli di Castel Volturno dove il nostro vive come un recluso. Nella sua palla di vetro entra solo il pallone, così dicono”.
“Forse Sarri un po’ ci marcia, forse anche lui è vittima del suo personaggio e nel teatro del calcio sa che conviene rappresentare una parte ben definita. Poi, però, ce li vedreste Cruyff buonanima o Guardiola, idoli del toscanaccio di Bagnoli, dare (ehm) del frocio a un collega? Anche questo accadde a Sarri, con Mancini, in quella lontana sfida di Coppa Italia contro l’Inter”.
“Il suo stile è la mancanza di stile proprio come la sua comunicazione è non saper comunicare. Certo, così c’è sempre un trappolone in agguato, lo sanno quelli del Napoli che temono sopra ogni cosa l’abitudine di Sarri al turpiloquio”.