Perchè Jorginho può e deve essere il simbolo della rinascita della Nazionale

“Se deve esserci un rimpianto non deve essere mio. Quando sono stato chiamato ho cercato di farmi trovare pronto”.

Ha parlato chiaro Jorginho. Lo ha fatto davanti alla stampa a Coverciano, nel rappresentare quella Nazionale Italiana che lo ha accolto tardi, troppo tardi. All’ultimo treno, nella gara di ritorno contro la Svezia. A metà tra un’ammissione di colpa e la volontà di non volersi confrontare con un rimpianto.

Quel rimpianto che Jorginho dice, a ragione, di non avere, avendo onorato la causa ed indubbiamente avendo incrementato la qualità del confusionario gioco che la Nazionale di Ventura metteva in campo.

Non è bastato e non basterà a consegnare il pass per Russia 2018 all’Italia, ma può essere un indizio sul ruolo che il volto di Jorginho può e deve assumere in relazione alla rivoluzione azzurra, al nuovo corso che attende l’Italia del calcio.

Un simbolo, che racchiude in sé la qualità dell’italo-brasiliano e la freschezza di un elemento nuovo in ambito azzurro, a scardinare il luogo comune che la maglia della Nazionale sia appannaggio di pochi eletti, lasciando invece spazio alla meritocrazia.

Meritocrazia che è la ragione principale della conferma di Jorginho, autore di una crescita impressionante nelle vesti azzurre di regista del Napoli, con l’obbiettivo di essere protagonista e regista della crescita e del risollevare le sorti del nuovo gruppo che nasce sotto la guida di Di Biagio e che verosimilmente avrà un altro timoniere al comando.

Avrà, però, certamente in cabina di regia quel ragazzo umile e sorridente, che ha imparato da Sarri la cultura del lavoro e ne ha giovato, applicando le geometrie perfette da discepolo diligente.

Geometrie che potranno e dovranno essere applicate anche all’azzurro della Nazionale, che indosserà – qualcuno dirà “finalmente” – l’abito  più congeniale ai talenti che l’Italia ha, il 4-3-3. Un modulo che possa riportare Insigne al suo ruolo naturale di esterno sinistro senza necessità di impiegarlo come interno, ed assegnando a Jorginho il ruolo che da lui stesso è stato definito quello in cui si trova meglio.

Quello da cui impostare la manovra della rinascita della Nazionale Italiana.

MARCO BREGLIO

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