Eppur riserve. Di lusso, sì, ma sempre riserve. Lì, ad accomodarsi in panchina domenica dopo domenica. E magari recuperare da un infortunio o due. Le riserve. Ah, se non ci fossero le riserve! E chi li farebbe rifiatare i titolari? Già, le riserve. Che, pur vedendo il campo soltanto in allenamento, son sempre utili. E poi può sempre succedere qualcosa di inaspettato. Qualcosa che cambi le sorti e le carte in tavola. E bastano pochi attimi per realizzare che in fondo – anche se sei una riserva – sei sempre utile.
Napoli-Chievo. Mertens fallisce, Stepinski no. E il Chievo si trova sopra, la Juve già ghigna. Intanto il Napoli soffre, lotta e per larghi tratti soccombe. E lì, nei tribunali del dopo-partita, si preparano già i processi. Accade all’improvviso che la panchina – e forse qualcosa Sarri imparerà – cambi le sorti di un intero campionato. Prima Milik: l’infortunio, la sfortuna, la riabilitazione, la voglia di tornare a giocare e le possibilità offerte con il contagocce. Fino ad oggi, e ad una spizzata di testa che rende onore al termine “centravanti”. 1-1, quando il Napoli ha poco da difendere e tanto, invece, da perdere. Sarebbe stata la fine.
Ci ha pensato Diawara, altro dimenticato nei meandri della panchina, a deciderla. Non è subentrato, come Milik. S’era ritrovato – come Tonelli – nell’undici iniziale, complice la squalifica occorsa a Jorginho. E no, non aveva disputato un’ottima gara. Fino al 93′. Basta un secondo a cambiare tutto.
E un tiro a giro che s’infila – quando le speranze sono ridotte al lumicino e Sorrentino sembra un muro invalicabile – nell’angolo più lontano.