“Juve, che stangata: una lezione di calcio”.
Così, il quotidiano torinese Tuttosport celebra la vittoria di ieri sera del Napoli a Torino:
“E adesso cosa succede? La Juventus è ancora padrona del suo destino, difeso da un misero punticino che dovrà resistere alle tempesta nerazzurra di San Siro e quella giallorossa dell’Olimpico. Ma non ne basterebbero 10 ai bianconeri se nel corso di questa settimana non risorgono come squadra. Lo sbando tattico, tecnico e morale con il quale hanno affrontato la partita più importante della loro stagione non consente di ipotizzare vittorie contro la pimpante Inter di questi tempi e la Roma gasata dalla semifinale Champions. Attenzione, tuttavia, a celebrare affrettati funerali a questa squadra, anche se ieri si è sbriciolata malamente.
Prima ancora di essere annientato tatticamente da Maurizio Sarri, Massimiliano Allegri è stato abbandonato dai suoi fuoriclasse che non si sono presentati in campo. Un invisibile Dybala, un Douglas Costa sconclusionato, un Pjanic impreciso, un Higuain spento e ancora un Cuadrado inconcludente e un Mandzukic solo volitivo si sono fatti imbavagliare dall’avvolgente macchina tattica del Napoli senza opporre resistenza. Se la resa è arrivata solo al 90’ con l’incornata di Koulibaly è perché la fase difensiva della Juventus resta, forse, la migliore del campionato e, pur messa sotto pressione per quasi tutta la partita, ha retto eroicamente grazie a una prestazione superlativa di Benatia, purtroppo per Allegri proprio l’uomo che si perde il difensore del Napoli nell’ultimo fatale corner.
Il crollo dei singoli non allevia le responsabilità di Allegri che assiste inerme alla supremazia del Napoli senza riuscire a sterzare né a sorprendere il suo nemico.
Si è fidato forse un po’ troppo, il tecnico bianconero, della gara d’andata, quando la densità a centrocampo aveva contenuto il palleggio del Napoli e il guizzo dei suoi fuoriclasse l’aveva punito. La sua Juventus si è arresa troppo umilmente al pressing napoletano che chiudeva gli spazi e soprattutto toglieva coraggio ai portatori di palla bianconeri, i cui troppi passaggi all’indietro sono un segnale pessimo. Dove ha perso la sua sicurezza questa squadra?
La Juventus ha giocato male perché non ha creduto in se stessa, non ha vinto perché ha avuto paura di perdere. Strano, stranissimo: perché questa cosa in campionato non succedeva da sei anni. E’ un segnale che la rivoluzione alla quale sta lavorando la dirigenza è forse più urgente e necessaria di quanto si pensi, per ricostruire stimoli e fame. Ieri sera i giocatori deputati a fare la differenza si sono nascosti nella boscaglia azzurra: a partire da Dybala, che ha pagato con la sostituzione all’intervallo (dentro Cuadrado) un primo tempo agonisticamente piatto e monotono. Il 10 che ha sulle spalle e la classe che ha nei piedi comportano responsabilità che lui non si prende nella serataccia degli attaccanti bianconeri”.