Tutti alla pari, come soldati di ugual grado pronti alla battaglia. Nelle logiche di ritiro non c’è spazio per le distinzioni: per quelle c’è tempo. S’allenano tutti su un livello equo, sottoposti a test ed esami: venti giorni per conoscersi e conoscere il nuovo allenatore, per guadagnarsi un posto, mettersi in luce. Le gerarchie, il Napoli, le ha. O le aveva. Se le prime due settimane in Trentino hanno insegnato qualcosa, è che – di certezze – ce ne sono poche.7
LA RIVINCITA DI ROG E MAKSIMOVIC
In un’amichevole di mezza estate, anche Hamsik e Callejon possono sperimentare la panchina e anche Rog e Ounas il brivido della titolarità. Il Trentino, d’altronde, chiarisce particolarmente le idee. Sarà l’aria incontaminata, sarà la possibilità di vedere tutti gli elementi a disposizione ogni giorno. Le riserve, o presunte tali, scalpitano per farsi notare. E riescono. Laddove tra mercato e permanenza il futuro è un’incognita, il presente è un ritiro da cogliere a quattro mani.
Rog, per esempio, sta compiendo notevoli passi in avanti verso il proprio obiettivo. Che è – sostanzialmente – quello di giocare e lottare, magari, per la maglia da titolare. Che è lo stesso, d’altronde, di Diawara, anche lui in grande spolvero. Che è, infine, la speranza di Maksimovic, positivo in allenamento, in partitella e in amichevole. Esuli e panchinari, pronti per la rivincita. Speranzosi.
Dei quattro menzionati finora, almeno tre sono certi della permanenza. Perché il Napoli – su di loro – ha investito. Materiale tecnico, economico e umano. Da rigenerare, rivitalizzare, sfruttare. Rog e Maksimovic hanno vissuto stagioni travagliate: il primo in panchina, con la concessione di circa sei minuti a partita, tra l’altro in una posizione inedita. Il secondo, per sfuggire alla panca, se n’è andato in Russia, allo Spartak. Per entrambi, la rassegna mondiale è rimasta una vana e incompiuta speranza.
OUNAS E GRASSI IN BILICO
Ounas non è riuscito a migliorare il proprio status di oggetto misterioso: va testato, tastato. Dal vivo, con continuità. Forse altrove. Ma solo in prestito, sia chiaro. E poi c’è Grassi, che lotta e suda. Una chiamata arriverà. In prestito o a titolo definitivo, il suo futuro sembra lontano da Napoli e da Dimaro. Forse a metà strada, al centro Italia.
Tutti gli altri, sotto esame. Ancora per qualche giorno. Poi sarà tempo di guardare al futuro concreto, di alzare il proprio status, tentare di imporsi e ripagare le promesse, le parole e i soldi spesi.
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