Habla poco, trabaja molto. L’italiano, d’altronde, non l’ha ancora imparato. Il linguaggio del pallone, invece, è universale e lui sembra già parlarlo a meraviglia. Nelle semplici parole dette l’ha aiutato Verdi, s’è calato nella parte dell’interprete in occasione dell’incontro con i tifosi. Con i piedi no, nessun interprete: si fa capire. Fabiàn, Fabiàn Ruiz o Ruiz, che dir si voglia, ha già lasciato un segno.
Fa parlare di sé, questo spagnolo del ’96. Non per scorribande extracalcistiche, ma per ciò che sa fare sul terreno da gioco. Effettivamente della sua vita privata poco se ne sa: appare un ragazzo posato. Lo raccontano già innamorato dell’ambiente Napoli, assaggiato appena, ancora non vissuto appieno. Era sbarcato da turisti nei giorni che hanno preceduto la firma. Impressioni positive, conferme trovate. In attesa di trovar sistemazione, s’allena a Dimaro. E lì, tra le alture del Trentino, ha già lasciato una traccia.
I tifosi se ne sono innamorati: è bastato qualche allenamento, due partite, uno splendido goal per mandare in brodo di giuggiole la folla. Centrocampista fisico ma dal mancino delicatissimo, s’è già distinto per una straordinaria intelligenza tattica, una fine capacità negli inserimenti e un tiro dalla distanza niente male. A tal proposito, Ancelotti lo considera un vero e proprio jolly per la mediana: nei tre ruoli a metà campo si può destreggiare alla perfezione, senza perdere l’aplomb.
Considerazioni che lo rendono, ad ora, la più bella sorpresa del ritiro azzurro. In attesa di test più probanti, che ne testino le reali potenzialità, s’è già preso i tifosi. Li ha conquistati così, con la semplicità d’essere e l’abilità di giocare. E in città già circola la voce: i 30 milioni spesi, per qualcuno, sono pochi.
Vittorio Perrone
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