“Il più grande spettacolo dopo il bing bang” lo definirebbe Jovanotti. Vasco urlerebbe: “ e ho guardato dentro un’emozione e c’ho visto dentro tanto amore e ho capito perchè non si comanda la cuore…e va bene così: senza parole. “Certi amori ti lasciano un’emozione per sempre, momenti che restano così impressi nella mente” direbbe Eros Ramazzotti.
Ma Napolii sa esprimere la sua gioia solo nella sua lingua, annega le mani nella sua tradizione per riportarla alla luce come la più attuale e quotata melodia del momento: “oje vita, oje vita mia, oje core ‘e chistu core, sì stata ‘o primmo ammore e ‘o primmo e ll’ùrdemo sarraje pe’ me! “
Canta Napoli per il suo Napoli. Un canto d’amore che non conosce fine quello che da decenni accompagna ed incorona le imprese degli azzurri. Mai Napoli ha cantato forte come ieri sera, perchè mai nella storia del club partenopeo, nessuno prima di loro, neanche il Napoli di Maradona, era riuscito ad addentrarsi tra le 16 migliori squadre d’Europa.
Canta incessantemente il pubblico di fede azzurra per tutti i 90 minuti. Canta per i suoi beniamini i cori più passionali utili a conferirgli la grinta necessaria per prendere le redini del match in mano e conquistare la vittoria. “E’ per te, è per te, è per te che io canto è per te, ovunque sarai ci sarò, non ti lascerò mai!” è uno dei versi intonati dal pubblico di fede azzurra e non si può contraddire, perchè ieri il Madrigal era un “San Paolo spagnolo”. Tanti, tantissimi i tifosi accorsi al seguito della squadra per strappare un pezzo di storia e portarlo a casa con loro. ” Dai ragazzi non mollate”, sono soliti urlare dagli spalti nei momenti di difficoltà, questo urlano ieri nel corso del primo tempo quando gli azzurri erano visibilmente irrigiditi dal peso della responsabilità che gli gravava sulle spalle. Cantano ancora “dai Napoli, dai, lotta e vinci insieme a noi” e gli uomini di Mazzarri non tradiscono le loro aspettative.
Nel secondo tempo, infatti, non è mancato niente: tensione, gioia, sofferenza, cattiveria agonistica, emozione, voglia di lottare per vincere, proprio come chiedono i tifosi.
Vittoria che porta la firma di un “barbaro” di nome Inler. Tocca a lui aprire le danze ieri sera, siglando il suo primo gol in maglia azzurra nella gara più importante di sempre. Proprio lui che per primo ha anche aperto “la stagione canora” intonando per primo: ” Oje vita, oje vita mia” dal ritiro di Dimaro, nella grande serata in cui fu presentata la squadra ai tifosi.
“Sottotono” . “ancora non sta giocando da Inler”. Questo è quanto sussurrava da qualche tempo sul suo conto la frettolosa e difficile piazza di Napoli . Gokhan risponde con “un gol alla Inler”: un bolide che zittisce così le critiche e fredda Diego Lopez che può solo rimanere immobile a contemplare una perla di forza e precisione come quella sferrata dall’austriaco. Vantaggio acclamato, meritato, desiderato, invocato, sofferto, conquistato.
Ci pensa il “giustiziere del Villareal” ad ipotecare la gara, proprio lui, il più contestato dei tre tenori: Marek Hamsik. Lui, tuttavia, è abituato a fare i conti con le gioie e i dolori che la piazza partenopea offre ai suoi beniamini. E’ solito rispondere sul campo, a suon di gol, e anche ieri sera ha risposto “presente”. Non ha tempo da dedicare alle polemiche Marek, esulta utilizzando il dito indice, ma non potandolo in verticale accanto al naso per zittire le crtiche, bensì in orizzontale, tra labbra e narici, per simulare dei baffi: quelli che i suoi migliori amici dovranno farsi crescere per pagare pegno.
Prestazione corale da applausi nella ripresa, la cui unica nota stonata appare lo scatto di ira di Mazzarri con conseguente espulsione che regala un flash immediato e loquace della tensione vissuta dal tecnico e dalla squadra. Per fortuna i ragazzi in campo hanno mostrato una gestione più parsimoniosa delle loro emozioni rispetto al tecnico toscano, mostrando un significativo segnale di maturità. Accompagnati sempre, incessantemente, dal loro pubblico, dalla loro gente, dai cori che scandiscono i momenti topici del match fino a sfociare dopo i tre fischi dell’arbitro in “Ma scetánnome ‘a sti suonne, mme faje chiagnere pe’ te!”
Non sarebbe giusto e rispettoso parlare di sogno, perchè questa squadra è una realtà. Reali sono i successi che negli anni hanno collezionato, fino alla conquista del diamante incastonato ieri sera nella tela azzurra minuziosamente imbastita da De Laurentiis, reale è il valore dei suoi giocatori, reale è la forza di questo gruppo. Reale, ancora, è la notte interminabile di festeggiamenti così come il messaggio d’amore che la città canta ai suoi eroi e ancora di più lo è la certezza che questi ultimi donano in risposta ai tifosi: il 14 febbraio, il giorno in cui si festeggia l’amore per eccellenza, Napoli potrà vivere un’altra “reale” notte europea al seguito del suo “primmo e urdemo ammore”.
Luciana Esposito