Totò e Peppino, Franco e Ciccio, Stanlio e Ollio, Aurelio De Laurentiis e Luigi de Magistris.
Le coppie sopracitate formano tutte un duo comico. Le prime tre hanno portato l’arte dell’umorismo ai massimi livelli sia per qualità tecniche che per empatia con il pubblico. La quarta coppia, invece, improvvisatasi nel duro mestiere della comicità, da quando si è ritrovata forzatamente insieme non fa altro che punzecchiarsi con battute e frecciatine di volta in volta sempre più puntigliose ed ormai passano la giornata a rinfacciarsi chi ha fatto o non ha fatto cosa e perché.
Questo post in breve
UN TEATRO DECADUTO
Questi sono oggi il primo cittadino della terza città d’Italia, Luigi de Magistris e il presidente di quella che al momento (sul campo) è la seconda squadra del campionato italiano di calcio, Aurelio De Laurentiis. Col tempo si sono perse le ragioni di uno e i torti dell’altro. Il conflitto tra i due dura ormai da anni ma negli ultimi mesi i toni sono diventati insostenibili. La battaglia tra i due è combattuta a suon di dichiarazioni, ripicche, comunicati stampa, scarico di responsabilità, crediti vantati da uno nei confronti dell’altro e chi più ne ha più ne metta. Il casus belli però da anni è sempre lo stesso: lo Stadio San Paolo.
L’arena di Fuorigrotta negli anni ha portato gli scontri tra il Comune e la Società Calcio Napoli ad aumentare in maniera direttamente proporzionale al deterioramento delle condizioni della struttura. Da anni vediamo recitare agli attori di questa triste commedia sempre la solita parte. Dai soldi per i tornelli fino alle condizioni del terreno di gioco per i concerti con le solite incursioni di personaggi minori pronti a dire la loro sulla questione. Quest’estate però abbiamo assistito a colpi di scena che forse nemmeno un grande sceneggiatore hollywodiano avrebbe saputo metter in piedi.
IL PUNTO DI NON RITORNO
Nel teatro classico greco, l’inversione delle circostanze veniva definito peripeteia che letteralmente vuol dire punto di svolta. Da quel momento il dramma o la commedia avrebbero preso delle strade completamente diverse e si sarebbero avviate verso la conclusione delle stesse. Nel caso dei nostri comici i punti di svolta sono addirittura due. Il ritiro ai consiglieri comunali degli accrediti per accedere allo Stadio San Paolo e il conseguenziale invito da parte delle curve al sindaco De Magistris per assistere alle partite, prontamente accettato.
Questi due atti molto probabilmente sono la goccia finale di un vaso che trabocca ormai da mesi. Dalla non firma della convenzione fino ai lavori per le Universiadi il confronto tra le parti era stato tra alti e bassi (più bassi che alti) quasi accettabile. Lo scontro era sì duro, ma dai toni alle volte anche istituzionali. Gli ultimi due passaggi invece fanno assomigliare il tutto ad una lite tra bambini su chi deve giocare prima alla Play Station o su quale dei due è il preferito dai genitori.
DUE FACCE…
Due delle più alte figure di spicco della città di Napoli che dovrebbero lavorare insieme per portare la città e la squadra ai massimi livelli nei rispettivi campi ormai sono in una guerra che ha risvolti tanto drammatici quanto comici. Nessuno dei due sembra pronto a fare un passo indietro e continua a puntare il dito contro l’altro. Così facendo però non fa altro che distruggere quanto dovrebbe proteggere. Il Sindaco, da uomo delle istituzioni, dovrebbe incoraggiare privati come De Laurentiis ad investire in una struttura come il San Paolo. Il presidente azzurro, dal canto suo, invece dovrebbe avere più rispetto per il Primo Cittadino e per quanto rappresenta, cercando di portare a Palazzo San Giacomo un progetto all’altezza delle ambizioni della città.
La speranza è che i toni, come accaduto in altre realtà dello stivale, possano tornare ad essere quantomeno civili. Magari anche con qualche scontro, come giusto che sia tra pubblico e privato, ma che insieme quelli che oggi non possono essere che dipinti come due comici possano col tempo rappresentare al meglio la parte pubblica e privata di una città che ha bisogno della cooperazione di ognuna delle sue forze per provare a rialzare la testa.
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ILARIO COVINO