“Ho pensato ‘vado di tacco’. Mi è andata bene”. La spiegazione, ammesso che ce ne sia una possibile per un gesto tecnico così sopraffino, la dà Quagliarella. Almeno lui, la razionalità, l’ha conservata. Chi l’ha visto, quel goal, si sta ancora stropicciando gli occhi. E sì, forse da avversario fa male subire un goal così, per di più il terzo di una serata disastrosa. Suona come un’umiliazione ulteriore. Un danno d’immagine, uno scherno. Però… però.
C’è un però. È che quel goal l’ha segnato Quagliarella, è che… ecco, è che forse nel profondo è proprio una bella storia. È che il tifoso del Napoli, dopo la riappacificazione, proprio non può voler del male a Quagliarella. È che forse, una piccola parte di quel tifoso, nel profondo della propria anima, s’è anche emozionata.
Va ammesso che perle del genere, sui campi di Serie A, se ne vedono di rado. Anche contro il Napoli. Fabio Quagliarella potrebbe tranquillamente inserire il colpo di tacco volante contro gli azzurri nella top tre dei suoi goal. E forse avrebbe potuto scaricare tutta la sua foga in un’esultanza rabbiosa da “Guardatemi, sono il migliore”. E invece: testa bassa, abbraccio di conforto a Ospina. Una scena bella, tenera, toccante.
Un pizzico di rammarico per chi l’avrebbe voluto a Napoli. Lui, Fabio, ci sarebbe tornato: aveva un conto in sospeso, una questione personale da archiviare. S’era già riappacificato con le lacrime, celebrato con uno striscione al San Paolo: “Nell’inferno in cui hai vissuto, enorme dignità. Ci riabbracceremo Fabio, figlio di questa città”. Questo goal non è un abbraccio, è qualcosa di diverso. È un ceffone seguito da una carezza e da qualche parola di conforto.
Però è bello, accidenti se lo è. Un’opera d’arte calcistica dipinta da un pennello d’autore. E sotto sotto finisci a pensare che forse Fabio, proprio Fabio, quel goal se lo meritava. Proprio Fabio, solo Fabio poteva permettersi un affronto del genere, una rete così bella al suo Napoli. L’ha confermato con poche parole:
“Contro il mio Napoli faccio sempre dei bellissimi goal, ma è il mio lavoro. Faccio il tifo per loro”.
E sì, nei tifosi c’è il rammarico di una batosta. Ma quel goal, quel gesto, quella giocata: come fanno, le emozioni, ad ignorare tutto ciò?