Saccone: “Tornerei a Napoli anche a piedi, è la mia seconda pelle. Troppi infortuni, forse…”

Corrado Saccone è stato per anni un punto di riferimento a Napoli, da ex preparatore atletico della società partenopea. Oggi si trova in Albania e con il Partizani si è laureato campione d’inverno, con l’obiettivo di vincere il titolo a fine stagione. In un’intervista per il Roma ha parlato di passato e sogni futuri, proprio in ottica Napoli. Eccone un estratto:

Cosa l’ ha spinta ad accettare questa sfida tutta nuova?

«Chiuso con il Napoli in un modo o nell’altro avevo bisogno di ripartire. Avevo l’occasione di continuare con la Primavera, però non ritenevo fosse la scelta migliore, dopo otto anni di alto livello. Per cui è arrivata la proposta da parte del presidente del Partizani, che stava dando vita ad un progetto importante e così ho fatto questo tipo di scelta. Il primo anno siamo arrivati secondi, poi quello successivo è arrivato Moggi e quest’ anno finalmente siamo primi».

Lei ha lavorato con Mazzarri, Benitez e Sarri. Quali sono le principali differenze tra i tre?

«Sono allenatori un po’ diversi. Benitez è un allenatore con una cultura europea, di ampia visione. Mazzarri è arrivato a Napoli e da lì ha avuto il suo trampolino di lancio. Sarri, dopo anni di sacrificio, ha trovato a Napoli il suo ambiente naturale e quindi ha fatto bene anche lì. Sostanzialmente, mentre con Benitez si lavorava molto con la palla, con Sarri e Mazzarri era più un lavoro a secco. Però alla fine la differenza era molto nella mentalità»

Rivede un po’ qualcosa di Benitez nel Napoli di oggi?

«Benitez ha creato la squadra in effetti. Benitez e Bigon hanno dato vita alla “svolta”, portando i vari Higuaìn, Albiol, Koulibaly, Mertens, Ghoulam. Oggi questi sono giocatori che vengono osannati e vengono posti a livello mondiale tra le prime scelte. Ma i meriti vanno anche al presidente, che è stato lungimirante ad affidare allo stesso Benitez la trasformazione del Napoli».

Cosa ha portato Ancelotti a questa squadra?

«Ancelotti è un vincente, uno dei migliori allenatori al mondo. Ha grande esperienza, ha vinto ovunque e si è anche adattato all’ambiente Napoli. Anche se oggi quella partenopea è una piazza importante, una grossa società di livello mondiale. Quando io arrivai a Napoli c’era una situazione ancora allo stato embrionale, erano i primi tempi. Oggi invece il Napoli è consolidato, è una realtà importante, di livello europeo. Sotto tutti i punti di vista è una società importante, anche sotto l’aspetto organizzativo».

Tanti infortuni in casa Napoli, anche recidivi. A cosa sono dovuti questi continui stop?

«Ai miei tempi il Napoli è stato premiato più volte come la società con il minor numero di infortuni in tutta Europa. Poi l’anno dopo ho iniziato a leggere una grossa lista di infortunati. Non so se è una questione di metodologia, di troppe competizioni. Però anche noi abbiamo giocato tanto, abbiamo fatto la Champions. Negli otto anni che sono stato a Napoli ho sempre “giocato” le coppe europee, la Coppa Italia. Tra l’altro abbiamo vinto due Coppa Italia ed una Supercoppa. Quindi alla fine potrebbe essere una questione di metodologia. Personalmente facevo tanta prevenzione: una mia scelta, però facevo lavorare i giocatori prima in palestra con me. Oggi non so come lavorano gli altri».

Un ritorno a Napoli?

«Assolutamente sì! Napoli è la mia seconda pelle. Otto anni vissuti a Castel Volturno sono importanti, non si dimenticano. Non è un vanto, ma nei trofei vinti dal Napoli c’ ero anche io lì. Sarà fortuna, sarà altro, ma io ci ho dato veramente l’anima. Questo non lo sa nessuno, neanche il presidente: i primi test atletici a Napoli sono stati fatti con le mie strumentazioni. La società chiaramente non lo sapeva né io lo andavo a dire. Ma i primi tempi, con Mazzarri, utilizzavo le mie attrezzature elettroniche. Questo è per dire che ci ho messo veramente l’anima. Figuriamoci se non tornerei, lo farei anche a piedi. Magari dopo aver vinto il campionato in Albania…».

Dove può arrivare il Napoli quest’anno?

«Il Napoli sta giocando bene ed è una squadra importante, con la maturità giusta. La speranza è che la Juve rallenti un po’ ed il Napoli raggiunga quel sogno scudetto che abbiamo un po’ tutti. Però c’è sempre l’ Europa League, che è una competizione importante ed è ampiamente alla portata».

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