Brutta sconfitta quella conseguita ieri al San Paolo contro la Roma.
Difficile da digerire per Mazzarri e i suoi, ma soprattutto per i tifosi che speravano di assistere all’ennesima comparsa “dei giustizieri della notte” che, tuttavia, hanno preferito lasciare il posto alle loro irriconoscibili controfigure.
Tanti errori individuali, complice anche il terreno di gioco, viscido ed insidioso, un pizzico di sciagurata sfortuna, ma di per sè l’avversione del Fato, gli errori arbitrali e la scarsa praticabilità del campo, non bastano a giustificare questa sconfitta.
Diverse sono le pecche che ha evidenziato la partita di ieri ed è lo stesso estremo difensore azzurro, Morgan De Sanctis, a palesarle a fine partita.
E’ la prima volta che un calciatore del Napoli, senza mezzi termini, delinea ed evidenzia i limiti e le lacune della squadra sottolineando che i tre gol scaturiscono da altrettanti errori difensivi.
Le sue dichiarazioni potrebbero aprire uno spiraglio sullo spogliatoio ed insinuare il dubbio che non sia così coeso come si vuole far credere?
Sulla stessa linea di pensiero vanno a collocarsi le parole di Mazzarri a fine gara.
Sviste arbitrali, sfortuna, così giustifica anche lui la disfatta di ieri. Fin qua nulla di anomalo.
Ma quando gli viene chiesto di esternare il suo pensiero in merito all’incombente arrivo di Vargas dichiara che il cileno è un investimento della società, non richiesto da lui.
Come va interpretato quanto affermato dall’allenatore toscano? Ha voluto far intendere che il suo lavoro alle dipendenze di De Laurentiis è destinato a terminare a breve?
Serata strana, senza dubbio, dentro e fuori dal campo.
Certo è che, così come avvenuto già a Novara, ieri si è visto un Napoli completamente diverso rispetto al “solito”.
La faciloneria con la quale i partenopei hanno sbagliato anche i fraseggi più elementari, unitamente ai già menzionati errori individuali, lasciano presumere che è cambiato qualcosa nell’approccio mentale alle partite, da quando hanno iniziato la loro avventura in Champions.
Lo scorso anno il limite degli azzurri era rappresentato dall’incapacità di affrontare con il piglio e la convinzione giusta le cosiddette “big”, ne sono la dimostrazione emblematica le partite perse in trasferta contro le due milanesi.
Quest’anno la squadra sembra sapersi esaltare e trovare nuova linfa contro le grandi squadre europee che finora ha affrontato, contro ogni pronostico ed aspettativa.
Capaci di imporsi su campi di rilevanza internazionale, ma sfigurano al cospetto di compagini abbondantemente alla loro portata.
Come può essere possibile?
Tutto lascia dedurre che non solo l’attenzione e le aspettative dei tifosi siano indirizzate esclusivamente alla Champions, ma anche quelle dei calciatori, che in alcuni frangenti di gara appaiono saturi di soddisfazioni come se non avessero nulla da chiedere a questo campionato o, ancora peggio, eccessivamente consapevoli di poter capovolgere le sorti del match a loro favore in qualsiasi momento. Potrebbe anche essere vero, se giocassero “da Napoli.”
La squadra reduce dalle glorie della Champions sembra avere acquisito consapevolezza della sua forza, ma, troppo spesso le manca la concentrazione e la fame di punti necessaria per tramutare quella convinzione in una riconferma. Partita dopo partita.
Ieri sera di azioni costruite e sciupate ce ne sono state diverse, sia chiaro, non è una squadra rinunciataria che si lascia sopraffare dagli avversari, bensì priva di lucidità e cattiveria per segnare e per proteggere con le unghie e con i denti l’eventuale vantaggio.
Per intenderci, manca il Napoli visto in campo nel secondo tempo contro il Villareal.
Distratti, affaticati, poco complici tra loro, privi di idee e di alternative tattiche all’ormai prevedibile gioco di Mazzarri. Quest’ultima è un’altra nota dolente, se non l’handicap per eccellenza della squadra.
A Tesser è bastato impostare una difesa-bunker schierando 5 difensori per fermare l’estro degli azzurri. Così ha dichiarato di voler fare anche Malesani in vista della partita di mercoledì.
Difesa a 5 schierata contro il 3-4-3 di Mazzarri, ancora una volta.
La monotematicità tattica degli azzurri è, ormai, nota alle avversarie che, pertanto, hanno la possibilità di regolare il loro scacchiere nella maniera migliore per rendere inoffensivo il gioco del Napoli.
Tuttavia a centrocampo la squadra vanta un certo Inler, abile come pochi ad impostare le azioni e dotato di una minuziosa precisione nei passaggi, unitamente ad Hamsik, giocatore tatticamente intelligente come pochi, capace di leggere le trame di gioco ed impostare le azioni con abilità ed inventiva.
Eppure le loro qualità rimangono poco esaltate e sfruttate finora, per privilegiare il gioco sulle fasce.
Altra lacuna di questa squadra è l’assenza di movimento in fase di non possesso palla che, inevitabilmente, comporta un discreto numero di palle regalate agli avversari e/o una prevedibile impostazione di gioco, appunto.
Alla luce della disfatta di ieri è il campo che decreta un verdetto del quale la squadra e il suo tecnico devono prendere atto: ritrovare il miglior approccio alle partite unitamente ad una variabilità tattica.
L’imperativo d’ora in avanti è: vietato perdere punti.
Luciana Esposito