Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere dello Sport alla vigilia del big match di Serie A con la Juventus. Ecco quanto evidenziato da SpazioNapoli:
“È arrivata la Partita e Napoli si è svegliata. Non può che farmi piacere: questa serata ha sempre un suo perché anche in termini sociali. Si grida al miracolo di Milano, ritenuta dagli indicatori di massa, la città guida dell’Europa e mi viene da ridere, perché gli italiani sembra che ignorino il valore di Napoli, di Roma, di Firenze, di Venezia, di Palermo, di bellezze naturali e dunque artistiche turistiche, capaci di attrarre uomini da ogni angolo della Terra. La cultura è qua.
Questo post in breve
NAPOLI E JUVE REGINE D’ITALIA E D’EUROPA
Napoli-Juventus è la sfida delle sfide ormai da dieci anni. Napoli e Juventus sono i club che sono riusciti a rianimarsi dopo gli sconquassi del passato, il Fallimento per noi e Calciopoli per loro. Si possono considerare due regine europee da fare anche invidia ad altre Nazioni. Ci piacerebbe poter ospitare in un contesto più italiano e meno discriminante. Settore ospiti aperto? Senza entrare nel merito della decisione, non posso notare la diversità di trattamento dell’Osservatorio che, con leggerezza, permette agli juventini di venire a Napoli, mentre è stato vietato ai nostri tifosi di andare a Torino.
NOVITÁ SUL SAN PAOLO
Sarebbe bello poter far vivere questa nottata a chi vorrà esserci in uno stadio bello come lo è quello della Juventus. A breve firmeremo una convenzione con il Comune per il prossimo decennio e dopo le tanto attese Universiadi cominceremo, mi auguro, a ragionare su un impianto all’altezza di una squadra che da quando è rinata ha dimostrato sempre di volersi migliorare e di puntare in alto. Direi che ormai è da un decennio che ci sono due società capaci di non perdere colpi. Siamo l’espressione di dinastie che, ovviamente nella loro diversità, rappresentano una realtà del nostro calcio.
Io “accusato” di essere romano? Ripenso a mio padre che a ventidue anni, con due lauree e una specializzazione andò in Bulgaria. O a mio zio, che lasciò Napoli a 14 anni. Ma nessuno ha mai dimenticato la propria napoletanità, quella appartiene al codice genetico.
LE FERITE DELLO SCORSO ANNO
Ferita scudetto? Le ferite, quando sono profonde, restano nell’anima e non nella carne. E quella è aperta e lo resterà per un po’, penso. Che gatta ci covi, sulla conduzione dei campionati, è un sospetto di parecchi, mica il mio. E che ciò sia un male comune diffuso in altri tornei, è un fatto. Però vorrei fosse chiaro un aspetto: il Var è stato istituito per evitare errori arbitrali. E se non viene usato con coscienza, pensar male è inevitabile. E di dubbi ne ho avuti tanti nella passata stagione.
2018 anno dei rimpianti? Mi è dispiaciuto anche come abbiamo trattato l’Europa League. E poi come non ci si sia resi conto di quanto fosse forte questa squadra.
IL FEELING CON ANCELOTTI
Di Ancelotti mi colpisce la sua serenità ma principalmente la capacità di riprodurre se stesso in ogni angolo d’Europa, elemento che non appartiene a chiunque, a chi per esempio non riesce ad ottenere gli stessi risultati in altri luoghi. Lui invece è sempre lo stesso, ti offre la percezione di essere sempre vivo, pure in assenza di risultati momentanei. È contagioso con la sua tranquillità, coinvolto ed esigentissimo. Ed ha uno staff incredibile.
Restare per sempre? Mi farebbe il regalo più bello della mia esistenza. E poi mi permetterebbe anche di andare più spesso a Los Angeles a realizzare ciò che non ho potuto negli ultimi quindici anni. Mi verrebbe da dire, e lo dico anche se immagino poi le battute: ma quante centinaia di milioni di dollari ho perso, in questi tre lustri?
Il futuro deve essere del Napoli. Fino a quando non mi stancherò, porterò con i miei figli questa squadra dove merita di stare. E prima o poi ci toglieremo anche la soddisfazione dello scudetto. Il mondo è in rapida trasformazione, anche il calcio lo è, ma noi siamo al passo con i tempi, come dimostra la nostra storia recente. Siamo stati protagonisti e vogliamo rimanere tali.
ICARDI E IL MERCATO
Tre anni fa ci provai per Icardi? Ma certe cotte hanno un loro momento. Da ragazzi è successo a tutti, senti pulsare il cuore d’estate poi torni a scuola, rivedi quella compagna di classe, e ci sorridi su. In questo, difficile si riproducano sentimenti e situazioni. Non facciamo collezioni di numeri 9. Abbiamo abbassato l’età media e continuiamo su questa nostra filosofia che ci ha portati a Meret e a Fabian Ruiz, tanto per fare due nomi. Ma anche Malcuit, che si sta imponendo: quanti avrebbero pensato che sarebbe diventato così funzionale?
Lozano e Fornals cercati? Ed è vero che mi piacciono sia l’uno che l’altro, ma questo non basta, come sapete. Ogni anno entrano nuovi attori, che mesi prima non godevano di attenzione: noi stiamo al gioco, anche se adesso le figure dei procuratori rendono più complicate situazioni apparentemente semplici.
Rinnovi di Zielinski e di Milik? Fanno parte della famiglia. E a meno che qualcuno di noi non si innamori di altro, immagino che siano dei nostri anche in futuro e per lungo tempo. Il lavoro di questi quindici anni, nella sua gradualità, ha dato frutti. A Napoli sono approdati calciatori di assoluto livello, alcuni già fatti, altri da noi scoperti e lanciati fino all’esplosione internazionale. Abbiamo un allenatore esperto come Ancelotti, che non mi ha spinto per ora verso calciatori di una certa età super-affermati.
Cosa succederà la prossima estate? È presto per sbilanciarsi o, peggio ancora, dare indicazioni. Non saremo assenti, non lo siamo mai stati e se questa Napoli-Juventus è diventata un Evento, un motivo dovrà pur esserci.
SU ALLEGRI E L’EUROPA LEAGUE
Allegri al Napoli? Quando lo chiamai, era ancora impegnato. E quando si liberò, io avevo già stretto la mano a Benitez. Però chapeau per tutto quello che ha saputo fare, per i trofei vinti, per la capacità di essere sempre padrone delle varie situazioni. Non so se abbia qualcosa in comune con Carlo, certamente sono diversi nella loro espressione calcistica: con Ancelotti ci si diverte di più, mentre Allegri mi pare abbia l’ossessione del risultato.
Salisburgo? Gara difficilissima, ricca di insidie, perché questi del Salisburgo corrono e nel loro piccolo mi ricordano – fatte le proporzioni – il Liverpool. E bisogna essere attenti, rigorosi, per affrontarli senza sufficienza e cercando di non subire gol all’andata”.