A questo punto, di scudetto è meglio che parlino gli altri. Uno come Ranieri, ad esempio, che ha preso un’Inter scombiccherata in zona retrocessione e la sta portando in zona Champions avendo, nel frattempo, collocato la Beneamata prima nel girone europeo. Cito l’Inter sconfitta dal Napoli a inizio torneo, quando Mazzarri pareva avesse in mano una macchina da guerra afflitta tuttavia – s’è visto dopo – da pacifismo autolesionista in campionato. Cito l’Inter perché, come abbiamo visto domenica sera nel derby, davanti a un Milan più forte ha esibito la grande virtù dell’umiltà, che non è rassegnazione ma basso profilo, furberia, astuzia tattica e cinismo: e tutto questo dico per precisare che il Napoli opposto al Bologna – povero Bologna stazionante in permanenza là dove si soffre – è parso invece presuntuoso e snob, addirittura al limite del disimpegno non tanto nell’esibizione dei singoli quanto nell’offerta di gioco corale. E il Bologna – costretto al pareggio da un rigore jellatissimo – ci ha tenuto a calcare la mano sulla leggerezza del Napoli costringendolo a tremare fino alle ultime battute del match, quando Di Vaio ha fallito per due volte il gol della vittoria che non avrebbe fatto scandalo in nessun modo, visto che in questa stagione il Napoli ha tradito più volte il sacro terreno del San Paolo. Ha colpito l’osservatore obiettivo (quale mi sento in queste note) l’atteggiamento positivo dei rossoblù, la loro costanza nell’offensiva, la loro sicurezza in difesa, dove s’è visto un Mudingay gigantesco; mentre il Napoli è parso spesso scollato, pezzi vari in movimento, addirittura Campagnaro e Gargano – solitamente i più attenti – come svaniti; per non dire di Inler, inspiegabilmente assente dalla lotta. E mi chiedo – come molti in queste ore, immagino – come possano coesistere il Napoli di Palermo, sontuoso, e il Napoli di iersera, scombinato, scialbo. È difficile anche “leggerlo”, questo Napoli, e tradurlo, così diverso da quello che Mazzarri ha costruito a propria immagine e somiglianza. Vien da chiedersi cosa sarebbe successo se Pioli avesse provato a schierare fin dall’inizio il prodigino uruguagio Ramirez: mancava anche Diamanti ed era dunque un Bologna di ridotta qualità. E tuttavia l’ho capito, il mister che con il Chievo ha battuto due volte Mazzarri: quando un risultato ti serve come il pane giochi non tanto sulla qualità quanto sull’abnegazione. Sull’umiltà. Che – detto fra noi – servirebbe anche al Napoli. In Italia. Ma anche in Europa.
Fonte: Il Roma.net