Le primissime uscite stagionali del Napoli di Carlo Ancelotti versione 2019/2020, ci avevano mostrato una squadra dai due volti. Da una parte, un reparto difensivo con troppi uomini ancora fuori condizione (Koulibaly su tutti ndr) e giocatori che sembravano non essersi ancora calati nella nuova realtà. Cinquanta metri più avanti però, il gruppo azzurro sembrava una squadra capace di poter segnare in ogni modo e momento della gara grazie non solo all’elevata qualità dei suoi interpreti, ma anche per le diverse caratteristiche degli uomini del reparto avanzato.
UNA SQUADRA INVOLUTA
Questo è stato il Napoli fino a Napoli-Cagliari, partita che ad oggi sembra esser stata il crocevia di questa prima parte di stagione. Contro i Sardi, il Napoli ha creato poco e lo ha fatto solo nel secondo tempo. Il risultato lo conosciamo tutti, una sconfitta che ancora ancora si porta dietro critiche, scorie e delusione. Da quel momento, gli azzurri sembrano aver perso le poche certezze che con molta fatica erano state costruite.
Dopo la cocente sconfitta di Cagliari, arriva la sudata vittoria contro il Brescia, dove almeno gli azzurri sono riusciti a segnare due reti grazie ad un ottimo primo tempo. Il Genk in Champions non fa altro che confermare il momento no di Ancelotti e i suoi. Un Milik in versione bendata ed un Lozano fantasma in campo, più il caso Insigne hanno portato ad uno scialbo 0-0 in Belgio che rischia di complicare anche il passaggio del girone. Se è possibile però, contro il Torino, il Napoli riesce a fare addirittura peggio dell’ultima uscita europea.
IL 4-3-3 DI TORINO
Con i Granata, il Napoli ritorna al passato e lo fa nel peggiore dei modi. Ritorna il 4-3-3 di sarriana memoria ma lo fa solo nella forma e non nella sostanza, ritornano i piccoletti con Lozano a sostituire Callejon e torna anche Hysaj titolare. Cosa produce tutto questo? NULLA! In tutto il primo tempo, l’unica volta che Sirigu viene chiamato in causa è per un tiro da fuori area di Fabian Ruiz. Nel secondo tempo, si torna al 4-4-2 ma la musica non cambia. L’unica vera grande occasione della gara, arriva al 70′ con Llorente che proprio come Milik contro il Genk spreca il cross perfetto del migliore in campo, Giovanni Di Lorenzo. Poco, troppo poco, per una squadra che ad inizio anno non solo nei sogni dei tifosi, ma per le dichiarazioni fatte a più riprese dagli stessi protagonisti, vuole provare a vincere il campionato italiano.
RIPARTIRE DAGLI UOMINI CARDINE
Il Napoli, nelle ultime quattro gare, tra campionato e Champions, su dodici punti disponibili, ne ha raccolti solo cinque e segnato appena due reti. Cosa è successo all’attacco del Napoli? Si tratta solo di poca lucidità, o c’è qualcosa che non va nella costruzione del gioco di Carlo Ancelotti? Fino a Lecce-Napoli, la squadra sembrava aver trovato il giusto assetto in fase offensiva e le sicurezze che mancavano nel reparto difensivo. I troppi cambi hanno completamente tolto il ritmo partita a quasi tutti i giocatori del reparto avanzato.
Oggi questo Napoli non può prescindere da una punta fisica come Fernando Llorente, da un giocatore totale come Dries Mertens, dal solito Callejon sulla fascia destra e ha l’obbligo di recuperare Lorenzo Insigne. Non solo perché è il capitano di questa squadra ma perché il numero 24 è uno dei più forti giocatori italiani e negli scorsi anni ha dimostrato quanto può dare al Napoli grazie alle sue giocate. Ancelotti ha ancora la possibilità di ritrovare la squadra che ha battuto i campioni d’Europa in carica, ma per farlo non servono esperimenti o un turn over frenetico ma sicurezze e ruoli ben definiti.
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ILARIO COVINO