Il vice direttore de Il Corriere dello Sport, Alessandro Barbano, nel suo editoriale ha commentato il tesissimo clima esistente nel club azzurro.
“Il lavacro dell’allenamento aperto al pubblico del San Paolo, i fischi e le monetine quasi “telefonate”, evitabili con un rinvio ma non evitate, e quindi scientemente volute. Perché lo schiaffo di un ritiro disertato va lavato in piazza. C’è in quest’ eterno ritorno di Napoli una cifra di immaturità esistenziale che pervade i protagonisti, tutti, e che dimostra come il calcio in Italia resti in un tempo sospeso, in cui l’ azienda moderna sta insieme al padre padrone, la star al salariato, la responsabilità alla vendetta. È una vendetta quella consumata dal presidente a danno dei ribelli di Castel Volturno. Che pure non hanno mai sognato la rivoluzione, non avendo alcun disegno che non fosse il loro comune cattivo umore per i contratti non rinnovati, per i punti perduti e per quei palloni che, contro il Salisburgo, non volevano saperne di abbassarsi sotto la linea della traversa. Quella di Napoli è stata appena una modesta rivolta. Il fatto che sia avvenuta non a maggio, a stagione finita e perduta, ma a novembre, quando tutto è ancora in gioco, mostra la debolezza strategica dei ribelli e dei restauratori. A novembre la ragione insegna che non si scassa, allo stesso modo con cui non si fanno epurazioni e non si stracciano progetti. A novembre niente è perduto, a patto che si abbia il coraggio di guardare a ciò che è stato per quello che è stato: uno scoppio d’ ira dei figli contro i padri, ma anche dei figli che giocano a fare i padri contro i figli, e in assenza dei padri. Rimettere le caselle a posto non sarà facile, perché il tempo sospeso di Napoli non è un tempo fermo, ma un tempo che porta il futuro nel passato. E nel passato di De Laurentiis tutti i confl itti finiscono con divorzi insanabili.