Poche ore dividono il Napoli dal match contro l’Udinese che si disputerà alla Dacia Arena, sabato alle ore 18. Un salto indietro nel tempo, adesso, a due giorni dalla 15esima giornata di serie A, sembra essere necessario, proprio per alcuni ricordi che la gara contro i friulani lascia dietro di sé.
Questo post in breve
LA NITTE CHE ACCESE LA SPERANZA
Era il 18 aprile 2018. Il Napoli di mister Sarri giocava al San Paolo contro l’Udinese di Velázquez, in quella che era la 33esima giornata. Il campionato, dunque, si avvicinava alla fine. La posta in gioco? Tanto, troppo, alta; la possibilità di agguantare la Juventus in classifica sperando in un suo passo falso contro il Crotone, e tenere ancora vivo il sogno scudetto. I tifosi allora si preparavano, agitati, eccitati e speranzosi, a quella che credevano e volevano fosse una grande gara. E così fu.
Perché dopo la delusione per il momentaneo vantaggio dell’Udinese, gli azzurri si ripresero mettendo in atto una vera e propria rimonta che fece impazzire il loro popolo. A siglare le reti, Insigne, Albiol, Milik e Tonelli. Ma no, la felicità non si esauriva di certo sul manto verde del tempio partenopeo, perché la Juventus il Crotone lo stava affrontando esattamente in quegli stessi minuti. Come finì per l’eterna rivale bianconera? Un gol di Simy in rovesciata sugellò un pareggio che ora, solo a pensarci, mette ancora i brividi.
Sì, così si sentiva il tifoso azzurro in quegli attimi. I brividi invadevano ogni singola parte del corpo, l’adrenalina saliva alle stelle. Ecco, sì, i pianeti si stavano allineando, i pezzi del puzzle stavano finalmente iniziando a combaciare. Il Napoli vinceva, la Juve si fermava. Si poteva ancora sperare, si poteva ancora sognare. “It’s another day of sun”, cantava la sigla della serie A. Proprio così, quelli sì che erano giorni di sole.
LA CARICA PER IL GIORNO PIÙ BELLO
Giorni di sole anche e soprattutto perché l’attesa per quel match il tifoso la viveva con quel famoso “sogno nel cuore” ancora acceso. Giorni di sole perché, come un magico segno del destino, la gara successiva a quella fu ancora più importante, fu ancora più incredibilmente bella. Fu la gara dell’anno. Chi se la ricorda? Anzi, meglio chiedere, chi se la dimentica più? Chi se lo dimentica il colpo di testa di Koulibaly allo Juventus stadium? Nessuno, perché certe sensazioni restano impresse nel cuore, incise nella mente, marchiate sulla pelle.
No, non tanto i risultati in sé rendevano il popolo napoletano felice. Ciò che faceva letteralmente impazzire e deliziava gli occhi di chi guardava il Napoli in campo, erano la straordinaria armonia e intesa che questa squadra sapeva dimostrare. Era la lotta viva, accesa negli occhi dei calciatori, del mister, e di conseguenza negli occhi dei tifosi. Era la fame di vittoria. Era il gioco, il meraviglioso gioco che ha incantato tutta l’Europa.
A UDINE UNA GARA DA DENTRO O FUORI
Oggi, invece, cosa è cambiato? Come stanno vivendo i tifosi l’attesa per la gara contro l’Udinese? I sentimenti non sono certamente gli stessi di quel pieno e intenso aprile di poco più di un anno fa. Certo, tante cose sono cambiate: la gestione, la rosa, delle dinamiche interne alla società. Ma cosa c’è nel cuore del tifoso partenopeo?
Il Napoli sta certamente vivendo una situazione particolarmente buia, e di questo tutti sono consapevoli. Quella azzurra è una squadra che ormai viaggia a due velocità; quella europea in Champions, e quella italiana nel campionato di serie A. Con la gara di Liverpool, infatti, si sperava potesse finire questo periodo, ma così non è stato. La sconfitta contro il Bologna lo ha ulteriormente confermato, e ha gettato tutti i supporters azzurri in un totale sconforto.
Si potrebbe discutere a lungo di cause e motivi, analizzare questo momento in tutta la sua negatività e proporre, sul piano teorico, delle soluzioni. Si potrebbero mettere in discussione l’allenatore, la gestione societaria, il comportamento dei calciatori. Tutto sembra essere già stato detto: “Alcune mosse sono state sbagliate”, “Queste sono le conseguenze di determinate scelte”, e forse, anzi, quasi sicuramente è vero. Forse l’era Ancelotti è realmente finita, forse questa incompatibilità tra società, mister e calciatori, non è destinata a risolversi. Forse è giunta l’ora di capovolgere ulteriormente le carte in tavola, di dare un nuovo taglio a questo club, di apportare un cambiamento, di smetterla sul serio di accontentarsi e accontentare.
RITROVARE LA GIOIA DI “GIOCARE”
Basta giustificazioni, basta teorie. Il tifoso sembra non aver più bisogno di questo. E’ vero, lo scudetto non è stato vinto nemmeno dopo quella clamorosa rimonta contro l’Udinese e quell’altrettanto clamorosa vittoria contro la Juventus allo stadium. Ma una cosa era diversa da adesso, e i tifosi, pur a mani vuote, la amavano lo stesso: si giocava a calcio. Si giocava davvero bene a calcio. E se si gioca a calcio, nella meravigliosa semplicità che questo sport richiede per diventare magico, allora sale la voglia di cantare sugli spalti alla squadra di non mollare, perché si sogna, perché ci si diverte, perché il cuore batte. Perché il weekend diventa speranza e piacere, mentre adesso sembra essere angosciante attesa che questa situazione cambi, che qualcosa si smuova, che tutti possano svegliarsi da quello che somiglia ad un incubo.
Sì, i risultati sono importanti. Ma chi conosce il popolo napoletano sa che non sono tutto ciò a cui i tifosi aspirano. Un popolo di cuore, un popolo di passione, e non si tratta solo di un bel luogo comune, ma della pura realtà. Se alle medaglie può rinunciare, ciò che il napoletano proprio non tollera è l’incapacità di emozionarsi. Che nessuno gli tolga la voglia di innamorarsi, che nessuno impedisca alla sua pelle di accapponarsi e al suo cuore di battere. Che nessuno gli tolga il campo e i cori sugli spalti.
E’ questo che i napoletani vogliono. Stanchi di fare e ascoltare commenti negativi sulla situazione, stanchi di cercare statistiche e di fare salti nel tempo, stanchi anche di aspettare invano risultati, vogliono solo tornare ad amare la magia di due piedi che rincorrono un pallone.
“LA PELOTA NO SE MANCHA”
Quasi vent’anni fa Diego Armando Maradona disse qualcosa che forse adesso può sintetizzare questo momento del Napoli. Aveva giocato la sua ultima partita alla Bombonera, e commentava così: “Il calcio è lo sport più bello e sano del mondo. Io ho sbagliato e ho pagato, ma il pallone non si sporca”. La pelota no se mancha.
Ecco, sulle parole del re del calcio, rimasto nel cuore di tutti i napoletani, ci auguriamo che sia davvero così. Al di là di tutto, che nessuno ci tolga la possibilità di amare il calcio, che nessuno sporchi il pallone.
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Alessandra Santoro