Il professor Roberto Burioni, virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Burioni ha parlato di come e quando si tornerà a giocare e di come la positività di due calciatori, super controllati, abbia cambiato la percezione collettiva del virus.
Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:
Professor Burioni, cosa cambia nella percezione collettiva ora che due di A sono positivi?
“Un passo in più nella consapevolezza. Molti hanno vissuto nell’illusione che atleti iper-allenati e iper-controllati potessero, non si sa come, resistere. Ma questo virus contagia tutti. Giovani, bambini, anziani e pure giocatori di calcio nel pieno della carriera e delle forze. Chiaramente, poi, le conseguenze negli anziani o in chi è debilitato possono essere diverse. Io spero che Rugani e Gabbiadini guariscano ed è lecito pensare che sarà cosi. Il problema, semmai, è che possono aver contagiato altri”
Tra quanto potremo saperlo?
“Dopo il contatto ci può essere un periodo di incubazione che va dai 5 agli 8 giorni, ma che arriva a volte fino a 14, durante il quale la persona può ammalarsi e a sua volta trasmettere la malattia. Chi si contagia oggi non si ammala domani, ma tra un po’, ed è per questo che tutta la Juve è in quarantena”
Secondo lei, orientativamente, quando si tornerà a giocare?
“Spero proprio che il 2020-21 sia una stagione bella dall’invio, ma non escludo che in qualche modo si completi anche questa: non possiamo fare previsione, sappiamo troppo poco di questo virus. Ogni decisione passa solo dagli sviluppi della pandemia nel mondo. Mi concentro su quella, non sul calcio giocato che può attendere. Niente sfottò ai cugini romanisti, niente bandiere: il momento è troppo serio, il nemico comune è forte”