E’ uno dei volti storici del calcio italiano diventato Campione del Mondo ad appena 18 anni giocando con una maestria degna di un veterano. Ha vestito una sola maglia nella sua lunga carriera quella a strisce nerazzurre dell’Inter ma ha saputo fare della sportività e dell’obiettività il suo stile di vita. Parliamo di Beppe Bergomi “lo zio” che Il Mattino ha voluto intervistare alla vigilia di una gara, quella di stasera contro il Chievo, importantissima per il Napoli e per il suo rilancio. Rilancio a cui Bergomi crede al 100%.
Beppe Bergomi, colonna e leggenda nerazzurra, 758 partite nell’Inter e 81 in Nazionale, con Fabio Caressa forma la coppia principe delle telecronache Sky: “Il Napoli in crisi? È solo un momento negativo, può capitare nel corso di un ciclo. Ma guai a rinunciare a Mazzarri, a pensare che per tornare a vincere in campionato si può fare a meno di lui”.
E allora che cosa bisogna fare?
“È un problema di testa. Se tutti si convincono di dare la massima disponibilità a Mazzarri, se capiscono che ciascuno deve sacrificare qualcosa di sé per la squadra, il Napoli può ripartire. Ma deve battere il Chievo a ogni costo”.
Anche Mazzarri vuole i tre punti.
“Ovvio, anche lui vede la classifica, sa che la sua squadra ha qualche punto in meno di ciò che merita ma sa anche che è il pedaggio naturale da pagare alla Champions”.
Che, se continua così, il prossimo anno il Napoli non rivedrà.
“Il terzo posto era un traguardo molto difficile da raggiungere già all’inizio della stagione. Alla fine penso che sarà l’Inter, nonostante la sconfitta col Novara, a vincere la volata con Lazio e Udinese. Però Mazzarri ha molti alibi”.
Ne dice uno?
“Inler. Doveva essere l’elemento chiave nella rivoluzione del gioco azzurro, invece non ha fatto fare nessun salto di qualità. Anzi, peggio, è diventato un problema. Perché è un patrimonio del club e deve giocare”.
E poi?
“La ferocia agonistica che c’era lo scorso anno, fatico a rivedere. Anche in difesa: poche le alternative. Il problema non è giocare a tre o a quattro, tutti sanno fare l’uno o l’altro. La questione sono le alternative: quando sai di non avere nessuno che mette a repentaglio il tuo posto ti concedi dei lussi che magari in altri momenti non faresti”.
Eppure, il Napoli è una delle tre regine italiane europee.
“Il Chelsea è il migliore degli avversari. Quella di Villas Boas è una squadra vecchia, per certi versi anche appagata. E gli azzurri che ho visto in autunno mettere in riga le big, può batterlo”.
Decisiva la gara d’andata al San Paolo?
“Per me giocare la prima in casa è un vantaggio. E poi immagino il Napoli al Stamford Bridge, in un’atmosfera che ti carica. Classico ambiente inglese, prato perfetto, tribune vicinissime e senza barriere, grande entusiasmo. Contorno perfetto per giocarci la partita perfetta”.
O per squagliarsi. Non tremano le gambe?
“Se sei abituato al San Paolo, non puoi restare a bocca aperta in nessun altro stadio”.
Come arrivare a questo appuntamento?
“Massima concentrazione, cura dei dettagli, cinismo e due vittorie in campionato. E puntare sui grandi campioni”.
E il Napoli ne ha?
“Più di uno. Lavezzi, per esempio: è un giocatore che mi incanta per la vivacità, l’imprevibilità. Marcare uno come lui è di una difficoltà unica. Senza dimenticare Cavani”.
Non ha fatto il nome di Hamsik?
“Con tutto il rispetto, fossi in De Laurentiis a fine anno sacrificherei lui per ridare linfa vitale alla squadra”.
Fonte: Il Mattino