Quando non hai più nulla da perdere non resta che aggrapparti a tutte le risorse che hai, credere ad ogni scappatoia o sotterfugio. Tanto per cominciare, i santini tornano al loro posto: via dagli spogliatoi e di nuovo in bella mostra accanto al varco che porta sul campo, a portata di mano e di bocca. Non è vero, ma ci credo, da noi si dice così. Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa, direbbe mio nonno. C’è bisogno dell’apporto di tutti contro la bestia nera Chievo: delle nuove leve ma, soprattutto, di quelle più vecchie. E così, eccolo lì, in mezzo al campo, il piccolo Gianluchino, il numero 2, Grava. Il nostro spirito, dalla C con furore. C di «cazzimma» parola tanto cara ai napoletani e su cui si potrebbe scrivere una vera e propria antologia. C di capitano per una sera. Lo spirito del guerriero che manca al Napoli da troppe partite. La vecchia leva che fa da apripista alla testuggine, tutti compatti fino alla fine, nella battaglia che vale la speranza di risalita. Questa è la partita di chi non ci sarà contro il Chelsea, come recita lo striscione rivolto a De Laurentiis ed esposto nei Distinti, il settore più vuoto. È un urlo che dice solo: si tratta di novanta minuti, siamo qua, facciamo che ne valga la pena. I cori contro Moscardelli la dicono lunga su cosa rappresenti questa partita. Lasciateci la vittoria, non ce la scippate stavolta. È nostra. Tre punti. Finalmente ce li abbiamo.
Fonte: Il Mattino