Alcune notizie, ripetendosi nel tempo, si trasformano in pure consuetudini, ma quando si parla di Edinson Cavani la ricorrenza è sempre piacevole. Ieri l’attaccante uruguaiano è stato il protagonista assoluto dell’amichevole tra la sua Nazionale e la Romania terminata sull’1-1. Il gol della Celeste, manco a dirlo, porta la firma del Matador e di un sinistro a giro tanto magico quanto implacabile.
Quest’anno è appena la seconda rete con la rappresentativa campione del Sud America, ma a ciò va aggiunta una diversa collocazione tattica rispetto al club di appartenenza: col Napoli terminale offensivo principale; con l’Uruguay esterno del tridente composto insieme a Forlan a Suarez. Intanto, Cavani è già a quota 25 gol stagionali (23+2), e nel mirino c’è il record fissato nel 2011 (39), un exploit che molti, frettolosamente, bollarono come unico e irripetibile.
Dietro questi traguardi straordinari c’è un uomo come pochi devoto al duro lavoro e al sacrificio per il bene altrui. Lui, nel segno della continuità che ormai lo contraddistingue, afferma di voler vincere solo più trofei possibili. Essi sono il simbolo della gioia collettiva che, in un certo modo, riescono anche a ripagare il sostegno caloroso e indefesso delle schiere di tifosi partenopei e non. Le strade della gloria sono tracciate, ed Edinson non vede l’ora di percorrerle in lungo e in largo in compagnia della gente che lo ama dentro e fuori dal campo.
Giorgio Longobardi
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