Arek Milik come dr.Jekyll e mr.Hyde, due facce di un’unica medaglia

Attratto dal soave canto di Partenope, Arek Milik approda in punta di piedi sulle sponde cumane nel 2016, tra sogni ed aspettative (infrante).
Quello che sembrava essere il figliol prodigo si trasforma in poco tempo in un oggetto misterioso, incapace di mostrare appieno il suo grande potenziale.

Prima dr.Jekyll e poi mr.Hyde, come impigliato in un complicato gioco di identità dove, in questo caso, vince la parte più debole.
Nelle sue prime partite Arek mostra brillantezza e tecnica, mista a fame di vittoria e goal che arrivano subito, così come le doppiette.
E quello con la numero 9 sembra essere un ricordo ormai lontano.

Ma senza alcun preavviso il crociato gli fa crak in nazionale. Il dolore è forte, non potrà calpestare il terreno di gioco per quattro lunghi mesi, che sembrano essere un patibolo.

Niente tornerà più come prima

Gli sprazzi di luce, i terribili delitti compiuti nelle aree di rigore avversarie si trasformano in esperimenti scientifici di poco conto.
Dopo un lungo digiuno si rimette in piedi pronto a tirare la carretta, ma il ginocchio fa di nuovo quel rumore che non avrebbe voluto più sentire.
Altri mesi di dolore, acuito dalla forma smagliante di quel falso nueve che ormai gli ha rubato il posto.

Ma dopo una lunga assenza, finalmente Ulisse torna a casa dalla sua Penelope, che riconquista a suon di goal e buone prestazioni. Sono 3 gli assist e 17 i goal segnati nella stagione 2018/2019 in 34 presenze, di cui 3 su punizione.

Tutto sembrava andare per il verso giusto, ma si è rotto qualcosa, ancora.

Il sinistro sensibile che fino a poco tempo prima gli faceva accarezzare il pallone con leggiadria diventa sempre più pesante. Le prestazioni tornano sottotono perché la testa inizia a non connettere più dopo la chiamata della Signora la cui voce, così scolorita, diventa più attraente e seduttiva di quella azzurra.
La voglia di far bene svanisce alle vane promesse bianconere che lo lasciano sperduto tra le colline napoletane, senza punti di riferimento.
E quella che sembrava essere la promessa sposa si trasforma nella sposa cadavere. Tenta di nuovo di corteggiarla in tutti modi, invano.

Ed ecco che arriva la Lupa, che appena lo vede lo raccoglie e si prende cura di lui con grande affetto materno. Ma ci è voluto tempo (e 5 milioni di euro) affinché la ferita della prima delusione si rimarginasse da sola e lo facesse andare avanti. Così ha accolto questo nuovo amore, ed il matrimonio tanto auspicato finalmente s’ha da farsi.

Siamo ai saluti Arek.
Forse l’ombra del Colosseo sarà meno ingombrante di quella del Vesuvio.

Ci rivedremo presto, in questo stadio, o nell’altro.

Erika Merolla


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