Il Napoli è sempre più grande, sempre più potente. Se n’esce dal Tardini dopo avere sconfitto il Parma e soprattutto avendo confermato – al di là della effettiva superiorità di gioco e della giustizia arbitrale – la sua statura di club pronto a entrare nel Club delle Grandi, come piace a De Laurentiis. Ironizzo? Forse non ho preso nota del comportamento dell’arbitro Valeri e delle sue decisioni poco obiettive? No: guardo con cinismo alla realtà del calcio italiano, dove contano più del gioco ben altri valori. I valori di Valeri. Quando Galliani disse – anni fa – che Juve, Milan e Inter avrebbero dovuto giocare un campionato a parte, un campionato europeo, ho sbagliato a criticarlo: magari non sarebbe servito a nulla, ma valeva la pena suggerire che le cosiddette Grandi se la vedessero fra di loro, visto che non hanno il pudore di usare con riservatezza del loro potere e anzi sono in perenne rissa accusandosi a vicenda di favori arbitrali. È cominciata la ventiseiesima giornata che ancora si parlava di Milan-Juve e di Tagliavento – e delle esternazioni di Buffon – ed è passato quasi in silenzio il gol in fuorigioco della Juve, accompagnato dall’ira di Conte (con chi ce l’aveva, forse con Vucinic e Bonucci, due fantasmi?) e dalla mesta felicità di Mimmo Di Carlo, forzatamente soddisfatto di un pareggio perché la sudditanza psicologica era tanto che non l’avesse rimandato a casa sconfitto. Mentre parlava, era accanto a me Marcello Nicchi, il presidente degli arbitri, e non ha fatto una piega: come dire che l’antico vizio arbitrale è ormai consolidato. A questo punto, presa nota della…promozione del Napoli al clan di chi conta – naturalmente dopo avergli fatto subire per lunghi anni la condizione dei paria – vanno dette due cose: la prima, che il Parma ha tenuto sotto scacco il Napoli con un rilievo tecnico studiato da Donadoni anche con un certo spirito vendicativo, la seconda, che la vendetta vera se l’è presa tuttavia Mazzarri, visto che all’andata la sconfitta casalinga con i crociati era stato il peggior risultato stagionale. Per l’occasione, il mister non più descamisado ma ingiacchettato, ha ammesso il superiore valore degli avversari e la prova poco convincente dei suoi, il che gli fa onore. Un’altra osservazione – mio tormentone personale – riguarda l’occasione perduta di gareggiare per lo scudetto: Milan 54, Juve 51, Lazio 48, Udinese 46, Napoli 43, quanti punti gettati dagli azzurri! Ma almeno resiste – eccome – il Sogno Europeo.
Esco dalla partita, dalla non onorevolissima esibizione di Parma, per commentare rapidamente i fattacci del Chelsea, sconfitto dal West Bormwich con la conseguente cacciata del sedicente fenomeno Villas Boas. Curiosamente, lo sostituirà in panchina il vice Di Matteo, il più inglese degli italiani, cresciuto nel Chelsea ma con il curriculum arricchito dalla guida tecnica del West Bromwich che a suo tempo ha portato in Premier League. Il Napoli – visto il match d’andata e altri risultati degli inglesi – avrebbe preferito che il sedicente Mourinho Number Two restasse sulla panchina del Chelsea. Adesso, Mazzarri dovrà rivedere – insieme a Frustalupi, suo vice in emergenza, la tattica per affrontare un Chelsea che immagino più “italiano”, dunque pericolosissimo. Per l’occasione, servirà un Napoli migliore di quello visto a Parma.
Fonte: Il Roma.net